A Tor Bella Monaca non piove mai, di Marco Bocci

Dal romanzo omonimo dello stesso Bocci, una sorta di ‘ultimo Capodanno’ che non si assembla mai malgrado l’attenzione per la periferia e le facce giuste

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Forse il riferimento al cinema di Claudio Caligari è così diretto da apparire quasi sospetto. Perché in A Tor Bella Monaca non piove mai, esordio come regista dell’attore Marco Bocci, sembra esserci non solo uno sguardo che guarda alla geografia del luogo come elemento decisivo da cui le caratterizzazioni dei protagonisti sono una diretta conseguenza. Ma c’è anche un respiro proprio del poliziesco. Tra omaggi al cinema degli anni ’70 (il manifesto di Milano calibro 9 di Fernando Di Leo e la serialità televisiva. Bocci è stato infatti il commissaro Scaloja di Romanzo criminale e il vice-questore Calcaterra in Squadra antimafia. Sono quindi diverse le personalità di un film che cerca di combinare le diverse influenze ma appare anche estremamente slegato. A cui interessa il dettaglio in più, anche al limite della ridondanza. Come in tutti gli interni familiari. Fatti di faccende domestiche, di pranzi. In cui i protagonisti partono e tornano. E da cui non sembrano mai potere (e anche volere) scappare realmente.

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Mauro (Libero De Rienzo) non si è ancora ripreso dopo che la sua ex-fidanzata Samantha (Antonia Liskova) l’ha lasciato per un dottore e cerca di riconquistarla. Cerca di guadagnarsi da vivere con dei lavoretti precari che non gli permettono mai di svoltare. Suo fratello Romolo (Andrea Sartoretti), dopo aver avuto in passato problemi con la giustizia, è diventato padre e ha trovato lavoro in fabbrica. La sua famiglia è alle prese con un inquilino moroso che non paga l’affitto di un piccolo locale e non se ne vuole andare. Per cui quando a Mauro si presenta l’occasione di una rapina, la tentazione diventa forte.

Sembra che gran parte della densità della materia narrativa di A Tor Bella Monaca non piove mai sia rimasta nel romanzo omonimo scritto dallo stesso Bocci, da cui il film è tratto, pubblicato nel 2016 per De Agostini. Forse la storia era troppo legata ai personaggi del libro. E i destini di molti personaggi procedono parallelamente, senza un filo conduttore: dall’ex-agente che ha perso moglie e figlio a causa di un pirata della strada, al figlio di un boss della mafia cinese fino allo stesso inquilino interpretato da Massimiliano Rossi. Tutte figure abbozzate e mai davvero approfondite. Eppure Bocci sa come filmare la periferia. Sceglie le facce giuste (Sartoretti più di Di Rienzo). Parte a razzo con la scena fuori la discoteca e cattura gli umori del luogo, anche con lo sfondo di brani come Rock’n’roll robot di Alberto Camerini. Ma A Tor Bella Monaca non piove mai ogni elemento di messinscena e di scrittura sembra curato in modo isolato. E il film non si assembla mai. E quindi non esplode. Cattivo sollo sulla carta. Che forse vorrebbe, ma non riesce a sporcarsi le mani. Un ‘ultimo Capodanno’ con riferimento al film di Marco Risi del 1998 che s’incarta nelle scene dallo psicologo, nell’inquadrature delle banconote da 50 euro riprese dalla grata con una ragazza cinese in bagno. E che non carica la tensione necessaria la scena della rapina. Resta la processione del funerale della nonna e l’immagine di Romolo in giro per la periferia in motorino. Forse da lì doveva partire il film di Bocci. Molto più rappresentativo di scene in cui si sente tutta la costruzione. Per un omaggio al genere forse così devoto da apparire decisamente appannato.

 

Regia: Marco Bocci
Interpreti: Libero De Rienzo, Andrea Sartoretti, Antonia Liskova, Lorenza Guerrieri, Fulvia Lorenzetti, Giorgio Colangeli, Massimiliano Rossi
Distribuzione: Altre Storia/Minerva Pictures
Durata: 89′
Origine: Italia, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.4 (10 voti)
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