A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, di Amma Asante

Un dramma amoroso dalla cornice storico/politica che resta confinato nelle videoteche britanniche dove il galateo viene quasi sempre preferito alla visceralità e alla battaglia, quella seria

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A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia è soltanto l’ultimo dell’infinita scia di biopic e racconti di ogni genere che tentano con una certa disperazione di colorare e santificare la storia black. Presentato in concorso a Toronto e film d’apertura al London Film Festival, il film della regista Amma Asante ripercorre la vicenda di Seretse Khama, erede al trono del Botswana, e dell’amore sofferto e contrastato con l’impiegata londinese Ruth Williams. I due, avversati da entrambi i popoli, dovranno combattere affinché l’apartheid sudafricana non contagi la nuova società che Seretse vuole edificare. La loro unione diverrà dunque essenziale perché il Botswana si emancipi oppure marcisca nel letargo evoluzionistico della punta d’Africa.

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Da una cineasta afro-americana ci saremmo aspettati una concitazione e una rabbia tali da demolire un grattacielo, invece Amma Asante fa proprio quel garbo e bon ton British che in narrative come questa sono puri suicidi espressivi. La sceneggiatura farraginosa, i dialoghi non solo privi di originalità, ma di qualunque presupposto di dramma epico/amoroso soffocano l’invettiva storico-politica: tratto di maggiore interesse. Il problema, per l’appunto,

500 non riguarda solo A United Kingdom, ma anche i recenti Suffragette e Denial – La verità nascosta, tutti e tre co-prodotti dalla BBC. La scelta dei temi è nobile; occorre educare e al tempo stesso far propria una chiave di lettura di carattere almeno semi artistico. Ma addirittura nei climax così ben incorniciati, dove puoi vedere la violenza, il caos, la battaglia ai fini di giustizia, i sensi non riescono mai a farsi largo perché relegati a corollario facoltativo. Il pantano, l’incapacità di scostarsi dalla cattedra, appartiene purtroppo a tutti e tre, con la differenza che quello della Assente possiede uno sguardo più personale. Proprio a fronte di ciò, la delusione non può che giungere in una sola rata.

Senza mortificare l’assetto classico del film, che svolge la sua funzione egregiamente come in passato, il gro62636_pplppo di indigeribilità sorge dai palesi rovesciamenti e/o sottolineature. Rosso a macchia d’olio per la strade di Londra, zebre/giraffe crepuscolari, come se l’Africa fosse il continente della luce soffusa spalmata sugli animali della Savana. Tutto agisce da imbocco, forse a persuadere lo spettatore che questa è la storia d’amore per tutti i secoli dei secoli. Il rischio è il distacco, la presa di coscienza e dunque l’abbandono di entrambi i protagonisti. Forte è l’assenza di un antagonismo narrativo in grado di alleggerire il miele. La storia black, in tutte le sue accezioni, sta scivolando in un quadro di Pollock dove chiunque si arroga il diritto di lasciare il proprio schizzo. La cognizione di causa non dovrebbe essere un suppellettile.
Titolo originale: A United Kingdom
Regia: Amma Asante
Interpreti: Rosamund Pike, David Oyelowo, Tom Felton, Charlotte Hope, Laura Carmichael, Jack Davenport, Nicholas Lyndhurst
Distribuzione: Videa
Durata: 111′
Origine: UK, 2016

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