"Abbiamo bisogno della persona giusta, quella che ci porti fuori dalla situazione in cui siamo adesso". Incontro con Christian Slater

L'epoca di Robert F. Kennedy e la sua morte viste e rappresentate attraverso gli occhi di ventidue personaggi: Christian Slater, interprete di "Bobby" di Emilio Estevez, racconta l'emozione sul set e l'importanza di questo film per l'America

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E' salutato da un lungo applauso il finale della prima di Bobby, il film di Emilio Estevez presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e in uscita oggi in Italia, in 150 copie distribuite da 01. Christian Slater (Zoolander, Il nome della rosa, Intervista col vampiro, Cose molto cattive), interprete della pellicola e parte di un cast stellare (Sharon Stone, Anthony Hopkins, Demi Moore, Helen Hunt), racconta l'atmosfera del making of e le emozioni che girare questo film gli ha regalato.

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Quanto Bobby ti ha coinvolto emotivamente e politicamente? Interpretarlo ha toccato in qualche modo il tuo senso di responsabilità?


Sicuramente. Quando Emilio Estevez mi ha chiamato ero a Londra: mi parlò del soggetto e mi disse che Sharon Stone e Anthony Hopkins avevano già dato la loro disponibilità a far parte del cast. La verità è che ho accettato senza leggere la sceneggiatura. Ero molto emozionato. Poi ho visto il film a Venezia…è davvero bello vedere cosa è riuscito a fare Emilio, come è riuscito a mettere insieme le storie che compongono il film. Dal punto di vista politico, mi sono sentito molto coinvolto. E credo che questo film abbia contribuito in qualche modo a forgiare nel pubblico una visione, un pensiero, per quel che riguarda soprattutto le future elezioni presidenziali.


 


Il fatto di girare nei luoghi in cui realmente è avvenuto l'omicidio di Rbert F. Kennedy vi ha influenzato?


Sì, in effetti abbiamo girato all'Ambassador Hotel, che era in demolizione. In mezzo ai bulldozer, alle macerie e alla polvere. Ho respirato davvero l'atmosfera dell'epoca. Poi giravi l'angolo e trovavi ricreato il 1968, i costumi e tutto il resto. Questo è il bello del mestiere di attore, hai la possibilità di entrare nella macchina del tempo…


 


L'epoca Kennedy rappresenta ancora per gli americani il sogno spezzato di un Paese migliore?


Io credo di sì. Qualche sensazione positiva l'ho avuta, personalmente, con Clinton. Ma Martin Luther King, Robert Kennedy…hanno rappresentato l'ultima grande speranza di indirizzare il Paese verso la compassione e la comunione. Bobby aveva capito molto bene che la violenza genera violenza, e che la repressione genera ritorsione.

Più di venti personaggi, un film corale. Qual è il tuo punto di vista su questo modello narrativo? Il tuo personaggio non è molto simpatico…


Confesso: Emilio ha pensato subito a me per quella parte! Dopo aver letto la sceneggiatura ero spaventato. Ho pensato: "E' dura". Ma questo ruolo ha dato a me e al film la possibilità di rappresentare quella fetta di popolazione che non era d'accordo con i principi di Robert Kennedy. Come attore, devo dire che è un'opportunità e un privilegio potersi calare nei panni di qualcuno diverso da te, che ha idee diverse dalle tue. Non mi sarei mai tirato indietro. E credo che il personaggio di Timmons contribuisca a rendere la storia chiara, onesta e veritiera. Esistono persone così ed è importante rappresentare la varietà degli atteggiamenti. Il mio personaggio è un razzista. Ma poi c'è la scena in cui scopre i camerieri che seguono la partita alla radio, e si mette anche lui ad ascoltarla…Emilio ha saputo rappresentare i personaggi in modo onesto, sincero: ha dato ad ognuno di loro un arco di possibilità. E Kennedy, all'epoca, è stato capace di elevare il punto di vista delle persone. Inoltre, in un film corale come questo, ogni storia rappresenta una parte dell'umanità: i lati belli, quelli brutti e le vie di mezzo…Kennedy era un uomo del popolo. E questo film è riuscito in modo fantastico a rappresentare proprio questo: come le persone vedevano Bobby.


 


 


Cosa pensi del 'soft power' di Hollywood, della possibilità che il cinema ha di indirizzare una nazione?


Grazie della domanda! Tanto di cappello ad Estevez. Bobby è una storia straordinaria, molto personale, e che lui ha voluto molto. Io non ero nato all'epoca, non sapevo molto di Robert Kennedy e delle sue idee. Credo anche che la sua eredità sia stata un po' oscurata da quella del fratello. Il film ha la capacità di illuminare e chiarire tutto questo, e un punto molto forte è l'inserimento del discorso fatto da Kennedy, nel finale. Non so se la pellicola potrà forgiare politicamente la gente, ma per quanto mi riguarda è stata fondamentale rispetto alle mie idee sulla futura guida politica del Paese.


 


Kennedy non aveva paura di volare alto, in materia di principi. Nel finale tutte queste persone così diverse si ritrovano accomunate, di fronte ad un uomo che le spinge verso qualcosa di difficile…Oggi negli Stati Uniti esistono ancora desideri simili, o prevale la spinta verso il basso dell'egoismo?


Certo che esistono, io ho due figli e voglio per loro il futuro migliore che sia possibile. Cosa ci comunica Bobby? Che a volte ci vuole solo un uomo, un uomo con delle opinioni, delle idee. Lui è riuscito a coinvolgere politicamente così tanta gente. Abbiamo bisogno della persona giusta, quella che ci porti fuori dalla situazione in cui siamo adesso. Posso dire che il film ha agito molto sul mio interesse per la politica, ed ho incontrato personalmente alcuni candidati alle prossime presidenziali. Questo film ci ricorda che è importante imparare dal passato per evitare di commettere gli stessi errori. Anzi, credo che il suo scopo principale sia proprio questo: aiutarci a ricordare. Ne abbiamo bisogno.


 


Quanta parte della sceneggiatura è tratta da vicende reali?


Emilio ha reclutato i migliori e li ha lasciati fare. E' stato molto generoso, molto aperto alle idee e ai suggerimenti di tutti. Sul set l'atmosfera era tranquilla e rilassata…Per quanto riguarda l'aderenza del film alla realtà, l'unica parte tratta da una vicenda vera è quella relativa al personaggio del cameriere messicano, interpretato da Freddy Rodríguez: nel film viene fotografato un momento straordinario – l'uomo che stava per diventare presidente tra le braccia di una delle persone per cui lottava, per cui parlava…

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