Addio a Aleksei Balabanov, aveva 54 anni
Tra Kafka, Beckett, Bulgakov e la Russia post-comunista
Iniziò la sua carriera lavorando su Beckett (Giorni felici, 1991) e Kafka (Il Castello, 1994). La grande letteratura lo ispirerà nuovamente con Morfina (2008) da un racconto di Mikhail Bulgakov: con il quale condivide un umorismo cupissimo e l'amore per la satira.
Dichiaratosi sempre indipendente e ostile a un cinema per intellettuali, Balabanov si fa conoscere nel 1997 con Brat (Brother) premiato a Cannes e Torino, ambientato nel mondo della malavita di San Pietroburgo. Da noi verrà distribuito il seguito, con l'azione spostata negli USA, Il fratello grande (2002), ma altri suoi titoli sono stati resi visibili grazie a Fuori Orario, in particolare Of freaks and men (1998) diventato un piccolo cult.
Nel 2007 Balabanov porta a Venezia 64 Gruz 200, grottesco e agghiacciante sguardo su un paese alla deriva, distribuito da noi anche in DVD, mentre restano inedite le sue opere successive: Kochegar (A Stoker) del 2010, presentato a Rotterdam (trailer e foto) e Ya tozhe hochu (Me Too, 2012), proiettato a Venezia 69. (m.p.)