ADHD Rush Hour. Incontro con Stella Savino

stella savino

Questa mattina al Cinema Barberini di Roma si è svolto l'incontro del film d'esordio di Stella Savin che affronta la delicata tematica dell'uso di ritalin e atomoxetina su bambini ritenuti affetti da ADHD ( eficit dell'attezione e iperattività). Le riprese si sono svolte fra Stati Uniti e Italia. Distribuito da Microcinema, sarà in sala dal 26 giugno.

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stella savinoIl cinema Barberini di Roma ha ospitato questa mattina l'incontro per il documentario ADHD Rush Hour, pellicola d'esordio di Stella Savino. Il film affronta la delicata tematica dell'uso di ritalin e atomoxetina su bambini ritenuti affetti da ADHD (deficit dell'attezione e iperattività), documentando una realtà agghiacciante, fatta di diagnosi superficiali, terribili effetti collaterali e derive etiche. Le riprese si sono svolte fra Stati Uniti e Italia. Accompagnata dall'esperto Stefano Canali e dal produttore Andrea Stucovitz, la regista napoletana ci racconta come è nato il progetto. Distribuito da Microcinema, ADHD Rush Hour sarà in sala dal 26 giugno.

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Come è nata l'idea di realizzare questo documentario?

Stella Savino: Spesso i documentari nascono per caso. Non avevo esperienze che mi legassero personalmente all'ADHD; da napoletana ho sempre letto il "Corriere del Mezzogiorno", e un giorno di qualche anno fai rimasi particolarmente colpita da un articolo che parlava di come il Ministero della Salute avesse inserito il ritalin fra i farmaci consentiti per curare il cosidetto deficit di attenzione. Incuriosita da questo argomento, ho iniziato ad approfondire su internet. Mi hanno scioccato soprattutto le percentuali, come fosse possibile che un paese come l'America avesse un tasso di ADHD dell'11% , e l'Italia meno dell'1%. Da una forbice così ampia è iniziata una ricerca a tappeto, che mi ha portato a notare quanto nei paesi anglosassoni (con un sistema di educazione improntato sulla competitività) le percentuali fossero alte, rispetto ai paesi mediterranei, che hanno un sistema educativo differente.

 

 

Qual'è il messaggio che voleva far arrivare?

Stella Savino: Il mio lavoro non ha la pretesa di risolvere una questione così complessa in poco più di un'ora. Nonostante la mia posizione sull'uso di farmaci per trattare questo presunto deficit sia fortemente contraria, il mio scopo era quello di sollevare domande, non di pontificare. Per questo motivo ho cercato di inserire il contraddittorio nel documentario, ma tutta la comunità scientifica "pro-farmaci" si è sempre rifiutata di partecipare, alle prime avvisaglie che il film fosse un'opera di denuncia. Per capirci, non ho mai voluto realizzare un documentario alla Michael Moore contro le case farmaceutiche.

 

 

Che ruolo ha avuto il Prof. Stefano Canali nella realizzazione del film?

Stefano Canali: Stella Savino si è dimostrata molto sensibile alla tematica, e io mi sono limitato a dare il mio contributo nei momenti che richiedevano spiegazioni tecniche sull'aspetto medico della vicenda. Personalmente il modo con cui viene diagnosticato l'ADHD mi ricorda lo stesso approccio che c'era nei confronti di "malattie" che adesso non sono più considerate tali, come l'omosessualità, l'isteria femminile ecc. Probabilmente nei prossimi anni anche l'ADHD sparirà, anche perchè non ci sono prove che questo deficit provochi danni concreti.

 

 

Quali sono gli effetti collaterali dei farmaci usati per curare l'ADHD?

Stefano Canali: Gli effetti a lungo termine ancora non li conosciamo, dovremo aspettare 10-15 anni. Nel frattempo quei bambini stanno facendo da cavie involontarie.
Stella Savino: Invece gli effetti collaterali a breve termine sono certi e devastanti, e cambiano in base al principio attivo utilizzato: si va dal suicidio (in Italia si sono tolti la vita 10 bambini su 2500, una percentuale altissima), all'infarto, all'alopecia a vari problemi epatici.

 

 

Com'è la situazione in Italia? 

Stella Savino: In America spesso sono i professori stessi a fare le diagnosi, prendendosi l'enorme responsabilità di comunicare ai genitori che il figlio è "malato". I bambini vengono così spediti dal medico di base, che decide arbitrariamente se somministrare le pillole o no. In Italia per fortuna non funziona così, il Ministero della Salute gestisce un registro nazionale per regolamentare la situazione, lasciando il trattamento farmacologico per curare l'ADHD come ultima ratio. Alle percentuali italiani tuttavia sfugge un bacino ufficioso molto grande, fatto di famiglie che non vogliono affrontare lunghe terapie psicologiche e trattamenti senza farmaci, e per risolvere il "problema" in fretta vanno in Svizzera ad acquistare le pillole, sfuggendo così al registro nazionale.

 

 

 

 

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