"Agata e la tempesta", di Silvio Soldini

Soldini ondeggia tra colori e atmosfere "commediali" per frammentare, sezionare, rovesciare le tensioni del suo cinema. Riscoperta di uno stile autoriale che insegue la scorporazione del superfluo, naturalizzando mescolanze testuali e leggerezza nel cambiamento.

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Non è tanto allo "spiazzamento" che Soldini punta, ma più allo "straniamento". In ogni inquadratura di quest'ultimo film sembrano confluire tutte le istanze conflittuali dei suoi precedenti lavori. Brucio nel vento rappresenta il punto di virata per il ritorno su se stessi. Gli elementi costitutivi più piccoli, le riprese, sono cariche di riflussi che riecheggiano il passato creativo. Gli artifici linguistici si prodigano a rivelare aspetti inediti di una realtà già nota, privilegiando l'oscuro e spesso traboccante piacere di vivere. È nervoso e incerto il tratto espressivo, come se si provasse ad amalgamare i diversi piani narrativi del proprio cinema. Nella realtà di una città di mare (Genova) l'acqua non si vede mai. Agata è una donna matura che vive per i libri e dai libri è sopraffatta. Gustavo scopre di non essere fratello di Agata ma si ritrova con una famiglia più allargata. Romeo non somiglia per niente a suo fratello ritrovato, ma si riconosce nello spirito di fuga. Il movimento circolare è come una panoramica interrotta sulla strada, su una bestia da soma, che vede giungere la tragedia, senza spaventarsi, senza muoversi. L'uscita di strada è preannunciata, scontata, ma risparmiata allo sguardo. C'è calma e ironia sull'inizio e la fine dei destini incrociati. Soldini ondeggia tra colori e atmosfere "commediali" per frammentare, sezionare, rovesciare le tensioni del suo cinema. Riscoperta di uno stile autoriale che insegue la scorporazione del superfluo, naturalizzando mescolanze testuali e leggerezza nel cambiamento. In "sur place", sul posto, l'acrobata è in tiro per lo scatto che allontanasse le insidie del successo commerciale. Come un tulipano, ibrido e colorato, Soldini prepara la fuga dalla commedia italiana delle battute comandate, per attecchire nell'immaginario surreale attraverso la letteratura, i romanzi trasposti nella mente: fonti ineguagliabili e inesauribili di evasioni/invasioni. Ma l'autore brucia (come le lampadine al passaggio di Agata) l'idea di lasciar scorrere con fluidità e decisione i fattori latenti che agiscono negli strati profondi dell'esistenza umana. Il suo punto di vista non sembra completamente libero da imposizioni intellettualistiche e si nasconde in una quiete apparente, ostentata. Prigioniero della sua stessa tela cromatica, delle sue storie straordinarie nell'ordinario, Soldini segna il passo del suo viaggio "epurativo", sballottato tra i richiami consolatori di un'agognata riconoscibilità.      

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Regia: Silvio Soldini


Sceneggiatura: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Francesco Piccolo


Fotografia: Arnaldo Catinari


Montaggio: Carlotta Cristiani


Musiche: Giovanni Venosta


Scenografia: Paola Bizzarri


Costumi: Silvia Nebiolo


Interpreti: Licia Maglietta (Agata), Giuseppe Battiston (Romeo), Emilio Solfrizzi (Gustavo), Marina Massironi (Ines Silvestri), Claudio Santamaria (Nico), Giselda Volodi (Maria Libera), Remo Remotti (Generoso Ramboni), Monican Nappo (Daria)


Produzione: Albachiara, AMKA Film, TSI, Mercury Films Productions, Lumiere & Co., Eurimages


Distribuzione: Mikado


Durata: 118'


Origine: Italia, 2004

 


 


 


 


                             


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

 

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