Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo, di Michel Hazanavicius

Prima ancora di The Artist, regista e attore insieme in una commedia che deride e decostruisce i film di spionaggio anni ‘50. In arrivo nelle sale italiane 15 anni dopo l’esordio in Francia.

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Hazanavicius propone al pubblico un progetto audace come lo fu il suo celebre The Artist, un melodramma muto in bianco e nero premiato agli Oscar come miglior film. Proporre nel 2011 – l’epoca delle tecnologie digitali – un’opera priva di sonoro, con rifacimenti da Murnau a Erich Von Stronheim e un forte richiamo a Billy Wilder e il suo Viale del tramonto, fu un gesto quasi rivoluzionario. Ma nel lontano 2006 il regista aveva già creato un’altra opera richiamante i generi del passato. Prima di tornare agli anni ’20 si era fermato in quelli ’50 con una parodia dei film di spionaggio, decostruendo il mito dell’agente indistruttibile OSS-117 , protagonista dell’omonima serie di romanzi scritti da Jean Bruce. Seppur dai toni comici e parodistici, Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo, primo di tre episodi – l’ultimo dei quali verrà presentato a Cannes 74 come evento di chiusura – tocca in modo frivolo tematiche forti come l’Islam militante, l’imperialismo francese e il nazismo. A quindici anni dall’uscita in Francia, il film diventa solo oggi protagonista nelle sale italiane; interessante il capire se quell’umorismo dei primi anni 2000 possa sostenere le necessità del presente.
Con The Artist il regista aveva consacrato a livello globale il protagonista Jean Dujardin, ma in Francia l’attore aveva già rubato la scena proprio con questa saga, ove aveva mostrato un’innata capacità espressiva.

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È il 1955 e l’OSS-117 è stato inviato al Cairo per indagare sulla morte di un agente, rischiando di iniziare una guerra a causa della sua compiaciuta ignoranza su altre culture e religioni. I suoi superiori lo vedono come uno specialista nel mondo arabo-musulmano, valutazione che si rivela immediatamente e spaventosamente errata.
Hubert Bonisseur de la Bath è infatti la caricatura del pessimo francese: un brillante egocentrico, cavalleresco, sciovinista e patriota, che non vuole saperne del mondo oltre la Francia. Il tutto in una cornice cinematografica anni ’50 e ’60 perfettamente ricostruita, ove si arriva anche a toccare il grottesco in alcune scene che paiono ritagliate da altri film e incollate in questo. Jean Dujardin è perfetto nel ruolo: un look affascinante con cui interpreta l’eroe fico, compiaciuto di sé e a suo modo surrealista, rendendosi inefficiente nell’indagine assegnata.

Umorismo che funziona ma che rimane casuale in una satira senza pretese. Jean Dujardin potrebbe ricordare Peter Sellers, nel suo ruolo in Hollywood Party, un’opera cult che diede sfogo al talento da improvvisatore dell’attore che interpreta un indiano completamente ignorante sulle usanze e culture occidentali.

Vengono derisi il sessismo, il razzismo e l’assurda virilità nei film di spionaggio, sottolinenando come spesso le caratterizzazioni  di quei protagonisti, partendo dal Bond di Pierce Brosnan, erano spesso sessiste e misogine.
Un filone continuo di gag, da quelle più basic a vere e proprie perle di umorismo scorretto; riferimenti ai Monty Python, con quel senso dell’umorismo banale ma efficace, come nella scena di lui che lancia polli vivi contro un nemico il quale li ricaccia indietro; e gag astute, riprese dai film di spionaggio degli anni ’50 e che oggi spiccano, alleggerendo la tensione di questo momento importante in cui, anche al cinema, si pensa prima alla correttezza di ogni testo.

 

Titolo originale: OSS 117: Le Caire, nid d’espions
Regista: Michel Hazanavicius
Interpreti: Jean Dujardin, Bérénice Bejo, François Damiens, Aure Atika, Philippe Lefebvre
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 99′
Origine: Francia, 2006

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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