Ahed’s Knee, di Nadav Lapid

Lo scontro dialettico tra due perdite: una artistica, l’altra affettiva. Questo piccolo ma gigante film ne è la sofferta ma necessaria sintesi. Premio della giuria nel 2021 a Cannes, ora su Mubi

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You know where you are? You’re in the jungle, baby, you’re gonna die

In the jungle, welcome to the jungle

Watch it bring you to your sha-n-n-n-n-n-n-n-n-knees, knees – Welcome to the jungle, Guns N’ Roses

Nadav Lapid, al suo terzo lungometraggio, porta alle estreme conseguenze la lacerazione fisica e spirituale con il suo paese. Il rifiuto del protagonista di Synonymes nei confronti di cultura e lingua ebraica guadagna i caratteri di una denuncia urlata proprio entro i confini israeliani. Il grido di protesta di Y. il regista protagonista di Ahed’s Knee si carica di odio e amore, senso di colpa e gratitudine per un paese che l’ha cresciuto e mandato al fronte. Un paese “i cui governanti – secondo Lapid – così volgari, codardi e grotteschi, impediscono di respirare aria fresca alle menti dei cittadini, facendo dimenticare loro che non esiste un solo popolo ma milioni di popoli, che non esiste un solo stato ma milioni di stati.”

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Sarebbe un errore considerare il film di Lapid un racconto di denuncia. È il film stesso a trasudare il senso di colpa e impotenza provato dal regista. Gli spettatori sono a tutti gli effetti i testimoni della crescita esponenziale di un odio viscerale per le istituzioni marce e ossidate del proprio paese.

You know where you are?

Il paese ripreso da Lapid non ha sicuramente le fattezze di una giungla. Un arido deserto circonda l’alter ego del regista, Y, che sprofonda, soffoca, si rotola in un microcosmo asfissiante, quasi surreale. Il torrido caldo ha reso impossibile la coltivazione dei peperoni che marciscono proprio come quell’ormai sempre più debole afflato vitale rappresentato dall’incondizionata libertà artistica. Una libertà di espressione sulla carta ma che nei fatti viene soffocata dai continui tentativi di censura del governo per mezzo di vuoti moduli burocratici.

“Segni con una crocetta i temi toccati dal suo lavoro”

Al regista viene posta davanti un semplice e inoffensivo modulo da compilare. Di cosa parla il suo film? Ecco, di cosa parla il film di Y./Lapid? Il ricongiungimento con la propria terra è un trauma ancora più grande del ricordo deformato della guerra o del rapporto viscerale con la madre malata, più che madre un mentore. Forse non è tanto il film che c’è già, quanto il film che verrà. Ahed’s knee è il titolo del prossimo film che il protagonista è intenzionato a realizzare. Un’opera di profonda denuncia politica nei confronti del governo israeliano e di una delle sue cariche più importanti, intercettato mentre affermava che avrebbe sparato al ginocchio ad una giovane protestante palestinese.

Eppure, il regista sembra in crisi. Non trova la giusta interprete, gli mancano le proprie certezze. È solo, vestito total black, occhiali scuri e cuffie extra large per isolarsi ancora di più dal resto del mondo. Di contro è circondato dalla luce bianca, bianchissima, quasi irreale del deserto e delle costruzioni umane realizzate in mezzo al nulla. Una prospettiva straniante per tutti, attraverso cui Lapid si mette a nudo, esprimendo tutto il senso di inadeguatezza nel vivere in un paese che ama e odia visceralmente. Se il linguaggio verbale era il mezzo di emancipazione del protagonista di Synonymes, in Ahed’s knee diventa fondamentale il linguaggio visivo del cinema, con tutte le sue contraddizioni e molteplici verità/menzogne.

Ma togliendo il resto e arrivando al cuore del cinema di Lapid, Ahed’s Knee è, prima di tutto, lo scontro dialettico tra due perdite: da una parte la libertà espressiva, dall’altra quella della madre e collaboratrice. E la sofferta ma necessaria sintesi dei due dolorosi lutti è questo piccolo e, a suo modo, gigante film.

Titolo originale: id.
Regia: Nadav Lapid
Interpreti: Avshalom Pollak, Nur Fibak, Yoram Honig, Yonathan Kugler, Lidor Ederi, Amit Shoshani, Yehonathan Vilozni, Naama Preis
Distribuzione: MUBI
Durata: 109′
Origine: Israele, Francia, Germania, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
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