"Al cuore si comanda", di Giovanni Morricone
Percorsi tortuosi e pericolosi quelli imboccati. Il tentativo di ricalcare trame 'anni Quaranta' s'infrange nella commedia dei mancati sentimenti. La coralità filmica è frutto di una vaga concezione addizionale più che di un'amalgama strutturale ed espressiva.
Passato a setaccio il periodo dei trent'anni. Troppo poco giovani per spassarsela, troppo poco vecchi per menarsela. Un certo cinema italiano ha attecchito, negli ultimi tempi, su asfittici melodrammi del contemporaneo, in cui la vittima sacrificale è un individuo, poco uomo e ancor meno bambino. Giovanni Morricone (regista televisivo) si perde nella colata massificante con il pretesto della commedia e di "scaltre" figure femminili (Claudia Gerini e Sabrina Impacciatore). Lorenza ha fretta di trovare un uomo: non ne può più di trascorrere le serate ad ubriacarsi con l'accolita di rancorose. Il canovaccio è il solito, non meglio imbastito dalle scontate trovate comiche. La madre oppressiva, le amiche agrodolci e due uomini in cerca. Il primo è assoldato. Deve comportarsi come un vero fidanzato. Il secondo è il "perfetto" pianificatore. Il primo, Riccardo (Pierfrancesco Favino), è un disperato gigolò con la verve dell'istrione e la passione della tromba. Il secondo, Giulio (Pierre Cosso), è esagerato: bello, ricco, intelligente, single.
Percorsi tortuosi e pericolosi quelli imboccati. Il tentativo di ricalcare trame "anni quaranta" s'infrange nella commedia dei mancati sentimenti. la coralità filmica è frutto di una concezione addizionale più che di un'amalgama strutturale ed espressiva. È cinema spigoloso che non graffia: lascia, da una parte, involute e scoperte appendici di facile umorismo e, dall'altra, uno "scomposto" equilibrio gestionale. È cinema fatto con la testa più che con il cuore. Se al cuore si comanda, alla ragione si obbedisce. Inversamente proporzionale alle modulazioni di regia, il molesto abuso "categoriale", in scrittura, trae origine dalla simulazione generalizzata priva di seduzione. Si gioca alla differenza forzata senza crederci. I personaggi fabbricati sono progettati per far scomparire la realtà e per mascherare al tempo stesso tale sparizione. Non lasciare tracce, sui volti, sul corpo, sulla memoria, sui desideri: è la profezia del lieto fine.
Regia: Giovanni Morricone
Sceneggiatura: Rosa Menduni, Roberto De Giorgi
Fotografia: Giulio Pietromarchi
Montaggio: Mirco Garrone
Musiche: Andrea Morricone, Ennio Morricone
Scenografie: Sonia Peng
Costumi: Cristina Francioni
Interpreti: Claudia Gerini (Lorenza), Pierfrancesco Favino (Riccardo), Sabrina Impacciatore (Paola), Pierre Cosso (Giulio), Giovanni Esposito (Gaetano), Vanni Materassi (Nonno di Lorenza), Giuditta Saltarini (Mamma di Lorenza)
Produzione: Achab Film, Medusa Film
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 107'
Origine: Italia, 2003