Aladdin, di Guy Ritchie

Aladdin diretto da Guy Ritchie, remake live-action del grande classico, dove il cartone puntava a stupire con tecniche avanguardistiche e gag davvero stravaganti, gioca invece sull’attualità

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La Walt Disney Company, sovrana indiscussa del box office mondiale attuale, negli ultimi anni ha trovato un’altra gallina dalle uova d’oro nei remake live-action dei suoi più grandi classici d’animazione. Dopo il recente Dumbo, diretto da Tim Burton, ecco arrivare nelle sale il “nuovo” Aladdin diretto dal regista inglese Guy Ritchie.

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Aladdin, nel 1992, si proiettò sul mercato come un vero e proprio fulmine a ciel sereno. L’opera diretta dai geniali Ron Clements e John Musker diventò ben presto un cult grazie a quel tocco magico e irriverente, colorato ed esagerato, che caratterizzava i personaggi e le loro avventure. Prendendo spunto dalla storia originale, il film di Ritchie cerca di seguire un binario in parte diverso e probabilmente volto ad evitare un confronto inevitabilmente sfavorevole. Dove il grande classico puntava a stupire con tecniche avanguardistiche e gag davvero stravaganti, il remake punta all’attualità e (nei suoi ovvi limiti) al realismo. Un chiaro esempio di questa labile ma al tempo stesso visibile differenza è la caratterizzazione dei personaggi principali.

Il Genio di Will Smith si distacca da quello storico di Robin Williams mostrando una parte più intima e umana del suo carattere. Non aspettatevi trasformazioni in capra, vocine distorte e caricature: Smith si presta sì a qualche momento di sana follia, ma la sua bluastra controparte è più ponderata ed empatica e il suo ruolo di mentore (qui molto più accentuato) è fondamentale per la buona riuscita dell’avventura del protagonista. L’attore americano si fa trovare pronto, forte anche di un importante background da rapper e di una parlantina davvero trascinante, ed è senza ombra di dubbio la corda più intonata dell’intera scricchiolante arpa.

Anche Aladdin, Jasmine e Jafar hanno subito un restyling caratteriale più al passo coi tempi. È chiara l’intenzione della Disney e di Ritchie di proiettare i suoi eroi in un panorama contemporaneo, dove la guerra e la politica opprimono la popolazione mentre l’immagine della donna guerriera brilla e cresce in essa. Ma se la mano del regista risulta traballante, tutto ciò crolla e viene soprattutto a mancare un vero e proprio respiro cinematografico.

Purtroppo trasporre qualcosa di così importante e complesso non ha portato alla qualità sperata. L’intero prodotto fatica a costruirsi una sua identità aggiungendo argomenti attuali, poiché sembra non crederci fino in fondo. Tutto resta in superficie e viene trattato con approssimazione e nemmeno l’effetto nostalgia riesce a far riemergere quei bellissimi ricordi del passato che il film animato ha costruito nei cuori di milioni di persone. Nemmeno le canzoni, coreografate in modo convincente ma completamente prive di fascino e magia, riescono a salvare Aladdin dal baratro dell’anonimato nel quale sprofonda in brevissimo tempo.

Titolo originale: id.
Regia: Guy Ritchie
Interpreti: Will Smith, Mena Massoud, Billy Magnussen, Naomi Scott, Nasim Pedrad, Navid Negahban, Kamil Lemieszewski, Marwan Kenzari, Numan Acar, Bern Collaço
Origine: USA, 2019
Distribuzione: Disney
Durata: 128′

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