"AlbaKiara", di Stefano Salvati

albakiaraSiamo dalle parti del peggior affresco giovanilistico, lontano anni luce da quello di Notte prima degli esami. Piuttosto queste figure sembrano essere estrapolate dai film scritti/diretti da Moccia, ritoccati con un po’ di atmosfere finte new wave, mescolate con accenni da ‘noir’ ammuffito in cantina  e un  po’ di erotismo e maledettismo come se fosse una favola dark.

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albakiaraTra un grande cantautore come Vasco Rossi e il cinema al momento non corre buon sangue. Un concerto al Palasport di Roma del cantante emiliano faceva da sfondo a un intreccio di storie nel piatto Ciao Ma’…di Giandomenico Curi del 1988. In AlbaKiara invece sono presenti alcuni suoi brani celebri che però sembrano essere presenti più come operazione commerciale per lanciare il film. Forse alla fine l’incrocio migliore c’è in Non ti muovere di Sergio Castellitto, film slabbrato ma intenso dove ha una funzione decisiva, proprio a livello di atmosfera, la presenza della canzone “Un senso”.

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In AlbaKiara il titolo storpia una canzone famosa ed è al tempo stesso il nickname della giovane protagonista che frequenta malvolentieri il liceo. La madre lavora, la sorella è chiusa nel proprio dolore e trascorre gran parte del suo tempo a dipingere. La ragazza ama i bei vestiti, le ‘notti gangster’ fatte di rapporti sessuali collettivi, pasticche e droga. Soprattutto è innamorata del DJ Nico (interpretato da Davide Rossi, figlio di Vasco) che, per guadagnare qualche soldo, ha messo su un sito porno. Con il bidello della scuola, la giovane scopre che nella cantina dello zio deceduto c’è un ingente partita di cocaina rubata. I due sono elettrizzati all’idea di venderla per arricchirsi. Ma c’è anche un poliziotto corrotto (Raz Degan) che la sta cercando disperatamente.

Siamo dalle parti del peggior affresco giovanilistico, lontano anni luce da quello di Notte prima degli esami. Piuttosto queste figure sembrano essere estrapolate dai film scritti/diretti da Moccia, ritoccati con un po’ di atmosfere finte new wave (la malattia della sorella in chiave ‘fantasy’), mescolate con accenni da ‘noir’ ammuffito in cantina (la figura di Raz Degan e i suoi complici) e un  po’ di erotismo e maledettismo come se fosse una favola dark. Il grottesco è caricato sui volti degli attori e su una recitazione volutamente appesantita che però, anche per quanto riguarda gli stessi, Haber e Degan, si mantiene sui livelli minimi di guardia. Peccato, perché Salvati sembra conoscere il mestiere, come aveva dimostrato con il rustico e genuino Jolly Blu del 1998 con Max Pezzali. Stavolta però, oltre e dopo Vasco Rossi non solo c’è il nulla ma addirittura la presunzione di un ritratto generazionale e, al tempo stesso, di un film visionario che addirittura si spinge a filmare una specie di edenico ‘amore dopo la morte’. Insomma, un gran pasticcio.

 

Regia: Stefano Salvati

Interpreti: Laura Gigante, Davide Rossi, Raz Degan, Alessandro Haber, Loredana Cannata, Dario Bandiera, Vito

Distribuzione: Mikado

Durata: 93’

Origine: Italia, 2008

 

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