Albini Cashes In, il documentario sull’asso della musica Steve Albini

Tra le passioni di Steve Albini compare quella del giocatore professionista di poker. Vincente. Il documentario Albini Cashes in, tratto dalla serie Stories from the Felt ci racconta il colpaccio

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Nel singolo Wonderlast King il gruppo gypsy Gogol Bordello cantava l’apologia del girovagare senza meta, saltando di esperienza in esperienza, di aeroporto in aeroporto. Ci sarebbe da scommettere che il modello d’ispirazione del gruppo gitano sia stato un certo Steve Albini, chitarrista, sound designer ed eclettico produttore resosi celebre nella scena grunge di Chicago negli anni novanta e compagno d’avventure proprio dei Gogol durante la realizzazione di Gypsy Punks: Underdog World Strike.

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La notizia è che, oltre alla conclamata dipendenza dal baseball e alla arcinota passione da food-blogger ante litteram, tra le nuove passioni di Steve Albini compare quella del giocatore professionista di poker. Vincente, ovviamente. 
A raccontare il colpaccio è un documentario breve dal titolo Albini Cashes In, primo di 12 episodi di Stories From The Felt aventi come protagonisti i principali assi del green made in USA.


Ma prima di dedicare la propria esistenza al Texas Holdem, come occupava le sue giornate Steve Albini?
Tanto per dare un’ idea, a cavallo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi dei ’90 produceva due album leggendari come Surfer Rosa dei Pixies (al cui interno era presente Where Is My Mind?) ed In Utero, definitiva consacrazione dei Nirvana dopo il boom di Nevermind.

Per un comune mortale basterebbe già questo per sentirsi appagato e – giustamente – una leggenda. Non vale per Albini, che continua a produrre band in tutto il mondo facendo della registrazione analogica una dottrina da non abiurare mai (celebre il suo motto «The future belongs to the analog loyalists. Fuck digital!»). Così, oltre ai già citati Gogol Bordello, uncle Steve si cimenta al fianco di giganti della musica rock come Sonic Youth, Foo Fighters e più recentemente gli scozzesi Mogwai.

Non mancano però gli omaggi alla terra d’origine, l’Italia da cui erano partiti i genitori alla ricerca di fortuna. Così, se il 45 giri dal titolo Il duce, che deride proprio Benito Mussolini, riceverà recensioni molto controverse, unanime è il successo degli Uzeda, una delle pochissime band math rock nate entro i nostri confini nonché gli unici, oltre alla PFM, a poter vantare di aver suonato nello storico programma BBC del dj John Peel.

Non male, per uno che a diciott’anni sognava di fare il giornalista. Non c’è proprio dubbio: Steve Albini is a Wonderlast King!

 

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