Probabilmente la vera vittima del film è proprio Rob Cohen, che vede il proprio talento sincopato e postmodernista annegare nella morbosità di un progetto pigro, "fallato", qua e là persino tragicamente ambizioso nella sua ricerca intimista e morale. Solo a tratti la mano del regista si riconosce, ma è troppo poco. E per essere un film di Cohen non ci si muove abbastanza
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Lo ammettiamo. Non ci fa per niente piacere dover parlar male di Alex Cross. Soprattutto perchè in questo caso dietro la macchina da presa c'è un puro alfiere del cinema action che tanto ha dato al genere e alla confezione blockbusterista dell'ultimo decennio e oltre. Rob Cohen è uno dei nostri. Stavolta però non centra il bersaglio. Certo non era impresa facile trasformare in buon cinema una sceneggiatura di genere fallata, pigra, ma qua e là anche
tragicamente ambiziosa come quella che Marc Moss e Kerry Williamson hanno tirato giù per questo terzo capitolo del detective Alex Cross (ovvero il personaggio che Morgan Freeman ha interpretato in
La collezionista e
Nella morsa del ragno). Questo terzo film in realtà è un prequel che racconta appunto un caso affrontato dal detective a Detroit prima del suo trasferimento all'FBI. Come nei due film precedenti le indagini su delle tragiche uccisioni conducono il poliziotto afroamericano dentro la mente di un perverso serial killer che ama torturare selvaggiamente le proprie vittime prima di ucciderle. Cross, interpretato da un Tyler Perry che sappiano essere in America soprattutto un famoso attore comico, è infatti alle prese con un killer che si fa chiamare Picasso (lascia dei disegni sul luogo del delitto che diventano codici segreti per studiare le sue mosse successive) e seguendo un piano misterioso pare intenzionato a uccidere uno dopo l'altro i soci di un ricco miliardario francese (Jean Reno). Lìindagine porterà Cross a perdite terribili e a conoscere il proprio lato oscuro.
Probabilmente la vera vittima del film è proprio Rob Cohen, che vede il proprio talento sincopato e postmodernista annegare nella morbosità di un progetto che ai movimenti vorticosi del cinema d'azione preferisce l'intimismo disperato e persino pessimista di una via crucis sulla vendetta e la perdita degli affetti la quale richiedeva ben altra delicatezza drammaturgica e interpretativa. Qua e là la mano di Cohen si riconosce e dona "colore" all'operazione: la sequenza di lotta clandestina iniziale sembra una costola di Fast and Furious mentre il piano sequenza in digitale tutto girato all' interno all'automobile del killer è un tocco d'autore che lascia il segno di una firma non sempre riconoscibile. Sono spicchi di stile che dimostrano come Cohen sia un cineasta soprattutto visivo e fisico. La questione morale, i primi piani, l'introspezione e la stessa violenza sadica non fanno per lui. Questo è un regista che per funzionare deve muoversi. Qui non lo fa abbastanza. Alla prossima.
Titolo originale: Id.
Regia: Rob Cohen
Interpreti: Tyler Perry, Matthew Fox, Jean Reno, Rachel Nichols, Edward Burns, Giancarlo Esposito, John C. McGinley, Carmen Ejogo
Origina: USA, 2012
Distribuzione: 01 Distribuition
Durata: 101'
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