Ali & Ava. Storia di un incontro, di Clio Barnard

Un melodramma sociale il cui punto di forza principale è l’autenticità con la quale racconta una storia semplice ma capace di catturare arricchita dai due credibili protagonisti

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C’è il fantasma di Bob Dylan in Ali & Ava. Storia di un incontro. Mama You Been On My Mind convive nell’anima del protagonista e, come ha sottolineato la stessa cineasta britannica, ha influenzato il processo di scrittura. La musica è una delle tante identità del terzo lungometraggio di finzione di Clio Barnard a cui va aggiunto il documentario The Arbor. È nel corpo di Ali già nella scena iniziale, che poi ritorna nel corso del film, in cui balla sopra la macchina. L’uomo cerca continuamente il ritmo, il passo, l’intesa giusta. Nella sua testa c’è sempre una canzone di sottofondo. Il brano di Bob Dylan convive con lui. Inoltre, in una delle scene più intense del film dove i due protagonisti ballano e cantano dentro casa con le cuffie, si alternano Radio di Sylvan Esso e Something on Your Mind di Karen Dalton. Quella è una delle loro, tante, possibili fughe.

Ali gestisce degli appartamenti e convive nella stessa casa con la moglie che non lo ama più dopo che entrambi sono stati segnati da un dolore profondo. Ava è vedova, madre di quattro figli, nonna di cinque nipoti e lavora come insegnante di sostegno in una scuola. Ed è lì che si conoscono. Lui le da un passaggio in una giornata di pioggia. Si piacciono e vorrebbero frequentarsi. Ma la loro relazione non è vista di buon occhio. Callum, uno dei figli della donna, cerca di ostacolarla in ogni modo. Ma anche la sorella di Ali gli mette i bastoni tra le ruote dopo che l’uomo è stato visto in compagnia di Ava dalla nipote.

C’è ancora Bradford, una città dello Yorkshire, sullo sfondo di questo melodramma sociale dove riveste ancora un ruolo determinante nella storia come era già accaduto in The Selfish Giant. Al centro di quel film ci sono due tredicenni (uno dei quali è interpretato da Shaum Thomas, qui nel ruolo di Callum) la cui amicizia è messa in crisi dopo l’incontro con un uomo che di mestiere fa il rottamaio. Come in quel film, anche in Ali & Ava, lo sguardo della cineasta si attacca ai due protagonisti. Ne esplora desideri e paure con efficace complicità, lasciandoli deambulare oltre la scrittura e facendoli così apparire più autentici. Il merito va certamente anche ai due protagonisti Adeel Akhtar e Claire Rushbrook, che sembrano figure prese dalla vita vera. Proprio per questo si svela gradualmente il loro universo domestico. I rispettivi appartamenti, infatti, raccontano molto di loro così come alcuni oggetti come la sedia e gli stivali.

Barnard, ispirandosi a due persone reali di Bradford, racconta una storia di sentimenti su uno sfondo realistico. Ali & Ava è una specie di Paura d’amare british dove entrano in gioco soprattutto Ken Loach (Ladybird Ladybird) insieme al Frears musicale (Alta fedeltà) e John Carney (Once). Ne viene fuori un ritratto umano semplice ma capace di catturare, in un cinema che non forza mai la mano come è evidente nel modo in cui tratta la violenza domestica e il razzismo. Ha però la sensibiità di aspettare i tempi dei protagonisti e la rivelazione dei loro contrastanti sentimenti.

 

Titolo originale: Ali & Ava
Regia: Clio Barnard
Interpreti: Adeel Akhtar, Claire Rushbrook, Ellora Torchia, Shaun Thomas, Natalie Gavin, Moona Goodwin, Krupa Pattani, Vinny Dhillon, Tasha Connor
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 95′
Origine: UK, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
2.8 (5 voti)
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