"Alien Autopsy", di Johnny Campbell

A suo modo “Alien Autopsy” rischia di togliere definitivamente il velo alla magia del fantastico cinematografico, e in tal senso può tranquillamente esser preso per una pellicola 'rivoluzionaria' e cattiva.

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L'ingegno sta nella finzione. Ancora una volta il bluff si rivela prezioso e geniale nell'idea stessa che esso sottende: la bugia e il falso come gli ultimi (da sempre forse gli unici?) avamposti rimasti all'immaginazione. Creare è anche e soprattutto inventare, riprodurre, falsificare e, perché no, illudere lo sguardo e la mente di chi vuol credere. Fin troppo chiaro, se non fosse che questo Alien Autopsy, pellicola ispirata all'autentica vicenda che ha visto per protagonisti Santilli e Shoefield e che qualche anno fa sconvolse gli ufologi di tutto il mondo, ribalta ulteriormente il gioco, esplicitandone la natura e il dispositivo mediatico, fruitivo.

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Nel film di Campbell, infatti, la menzogna viene urlata a squarciagola, derisa e celebrata a un tempo: l'autopsia di un finto alieno, riprodotta artigianalmente all'interno di un banalissimo appartamento londinese da realizzatori davvero poco "professionali", funziona e rende ricchi i due furbi giovani. Lo sberleffo accumula denaro e fama quindi, spazzando via, tra una risata e l'altra, con cinismo e crudeltà fin troppo adulti il meccanismo incantato che tempo addietro ci aveva fatto invaghire dei pupazzi di Lucas e Spielberg. A suo modo Alien Autopsy rischia di togliere definitivamente il velo alla magia del fantastico cinematografico, e in tal senso può tranquillamente esser preso per una pellicola 'rivoluzionaria' e cattiva. A tal riguardo è a suo modo illuminante la sequenza centrale dell'autopsia filmata, così scioccante e schizofrenica nel suo incarnare simultaneamente l'horror splatter del dettaglio (gli organi dell'alieno) con la grossolanità demenziale della burletta (le scomposte reazioni di attori e troupe). Da una parte il realismo più macabro, dall'altra la messa in discussione esplicitamente ludica. Due parametri opposti che ripropongono efficacemente il dualismo vero/falso che l'intera vicenda porta avanti fino alla fine, con tanto di sorpresa finale in cui noi tutti con un brivido di piacere ci riscopriamo fanciulli che ancora credono ai mostri. A conti fatti, però, a restare nel profondo è soprattutto la celebrata scoperta del trucco, con tutta la malinconia che ne deriva. Una malinconia che, per quanto la mano ancora inesperta dell'esordiente Campbell tenti di addolcire spesso privilegiando i toni giovanilistici della commedia anglosassone, ci porta dritti  verso l'ambiguità dolente e disillusoria dell'operazione backstage.

Titolo originale: Id.


Regia: Johnny Campbell


Interpreti: Declan Donnelly, Ant McPartin, Bill Pullman, Harry Dean Stanton, Omid Djalili


Distribuzione: Warner Bros. Italia


Durata: 95'


Origine: Gran Bretagna, 2006

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