Amanti folli, di Max Ophüls

Primo incontro tra il regista e Arthur Schnitzler, 18 anni prima de La Ronde. Ne esiste anche una versione francese e un remake del 1958. Questa sera h 20, via Botta 19 a Roma, INGRESSO GRATUITO

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Primo incontro tra Max Ophüls e Arthur Schnitzler. Amanti folli (in originale Liebelei), quarto lungometraggio del regista tedesco, è il primo incontro con lo scrittore diciotto anni prima de La ronde. Ancora non c’è quella danza vorticosa della macchina da presa, quel volteggiare nell’aria per bloccare un tempo perduto. Anzi Amanti folli, per la ferocia e per la rappresentazione dell’ambiente militare e del bel mondo dei salotti che appare invece una trappola maligna, sembra avvicinarsi all’opera di Eric von Stroheim. Per la teatralità, per un set che sembra szempre troppo limitato rispetto alla densità degli avvenimenti e di uno sguardo che vuole allargarlo continuamente. Inoltre c’è ancora quella fugacità del tempo (il primo episodio di Il piacere), della felicità perduta. Come in un gioco del destino. Dove la giostra di La ronde sembra già rivelatore di un cinema dove Faust è fuori-campo e sembra governare tutti i destini.

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amanti folli Wolfgang Liebeneiner Luise UllrichNella Vienna di inizio secolo un giovane sottotenente (Wolfgang Liebeneiner) abbandona la baronessa  (Olga Tschechwa) di cui è l’amante per una giovane e umile ragazza (Magda Schneider). che ha talento come soprano. Ma, anche se è finita, la loro relazione continua a essere oggetto di pettegolezzi. Così il barone, una volta scoperto il tradimento, sfida a duello il militare.

Già il senso dello spettacolo. La rappresentazione dell’opera come l’esibizione dell’ultimo Lola Montes. In un cinema che sottolinea i rumori d’ambiente come altro segno di indizi rivelatori. Che danza come un carillon soprattutto nel gioco di sguardi. Già a teatro con l’incidente della caduta del binocolo. Ma anche nella scena in cui il barone torna prima a casa e cerca l’amante della baronessa.

amanti folli magda schneider luise ullrichC’è una sorta di fatalismo in Amanti folli, lo stesso che per aspetti diversi, caratterizza tutta l’opera del cineasta. Il film, nella contemplazione e nel momentaneo piacere del filmare il corpo femminile (La signora di tutti, Yoshiwara), gioca tutto sull’attesa. Come quella, tragica, del secondo sparo durante il duello. Attraverso il cinema, che diventa, come Wagner, mezzo di un’opera d’arte totale che unisce anche lettratura, pittura, musica, architettura come assi portanti del melodramma, Ophüls mostra un ambiente sempre più stresso e soffocante da cui è impossbile sfuggire al proprio destino. Il treno qui è solo in un fugace passaggio. Non è ancora la fiera delle illusioni di Lettera da una sconosciuta. E la giornata con la carrozza sulla neve sembra già un sogno piuttosto che uno slancio vissuto, un presente che sembra già appartenere al passaato. Quasi uno schermo bianco che nasconde, come spesso avviene nel suo cinema, quelle “dinamiche crudeli del desiderio che portano alla morte” (Farah Polato, Max Ophüls in Dizionario dei registi del cinema mondiale, p. 317).

Di Amanti folli ne è stata girata dal regista anche una versione francese, Une histoire d’amour dopo che il cineasta era fuggito dalla Germania nazista senza aspettare l’uscita del film. Nel 1958 ne è stato relizzato un remake, L’amante pura di Pierre Gaspard-Huit con Romy Schneider nel ruolo che era stato della madre Magda e Alain Delon nei panni del sottotenente.

Titolo originale: Liebelei

Regia: Max Ophüls

Interpreti: Magda Schneider, Wolfgang Liebeneiner, Luise Ullrich, Willy Eichberger, Olga Tschechowa

Durata: 88′

Origine: Germania 1932

Genere: drammatico

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