“Amaro Amore”. Incontro con Francesco H. Pepe e il cast

Francesco Henderson Pepe sul set

Il regista ha presentato il suo film d'esordio, “Amaro Amore”, distribuito dall'Istituto Luce Cinecittà e Third Corporation Dreams, e in uscita nelle sale dal 23 maggio. All'incontro erano inoltre presenti Aylin Prandi, Lavinia Longhi e Piero Nicosia

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Francesco Henderson Pepe sul setIl regista ha presentato il suo film d'esordio, “Amaro Amore”, già mostrato al Taormina Film Festival 2012 e al Moscow International Film Festival 2012. Distribuito dall'Istituto Luce Cinecittà e Third Corporation Dreams, sarà nelle sale dal 23 maggio. All'incontro erano inoltre presenti Aylin Prandi, Lavinia Longhi e Piero Nicosia.

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Il tuo è un film d'esordio dal taglio molto personale. Parla di aspetti che conosci bene. Il rapporto con l'isola di Salina e la gente del luogo. Com'è nato?

Francesco H. Pepe: Il film, in realtà, nasce molto tempo fa. Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura setto o otto anni fa. É stato un travaglio lungo. Vado a Salina da quando sono nato e mi ero ripromesso che se un giorno avessi girato un lungometraggio, l'avrei ambientato lì. La storia è nata con la collaborazione di Simone Molari. Parlando di alcuni progetti che avevamo in mente e alla fine decidemmo di realizzare quello che ha dato vita a questa storia e che parla d'amore. Ho cercato di realizzare, in un luogo così magico, un film che parlasse di vita e amore.

 

 

Perchè l'amore della storia è “amaro”?

Francesco H. Pepe: L'amore è quello raccontato da Camille. Il suo amore è un ricordo. Il punto di vista del film è il suo. Quello che le rimane è proprio l'amaro, perchè sente il distacco da il fratello André e da Santino.

 

 

Come sei riuscito a realizzare questo esordio? Hai incontrato molte difficoltà?

Francesco H. Pepe: Ho avuto la fortuna di incontrare Anna e Sauro Falchi con i quali ho portato avanti il progetto. Nasco come sceneggiatore e regista, ho lavorato alla realizzazione di moltissimi corti e pubblicità. Ho sentito, però, l'esigenza di fare un lungometraggio e con la mia società ho iniziato a lavorare all'idea del film. É stata dura, la struttura produttiva che sono riuscito a chiudere mi ha impegnato per tre anni, però sono riuscito ad ottenere il contributo del Ministero e di Rai Cinema.

 

 

Perchè la scelta di girare il film in pellicola e non in digitale?

Francesco H. Pepe: Inizialmente mi era stato proposto di girarlo in digitale ma con un paesaggio come quello che offre Salina avevo bisogno della profondità che può dare solo la pellicola. Con il direttore della fotografia, Fabio Zamarion, abbiamo quindi deciso di optare per il 35 mm.

 

 

Ti ha aiutato, ai fini della storia, scrivere la sceneggiatura con due donne?

Francesco H. Pepe: La stesura è stata travagliata. L'abbiamo rivista più e più volte. Ho cercato di lavorare molto sul dettaglio per ricreare il realismo di cui avevo bisogno. Il nostro scopo era evitare il banale nei dialoghi. Con Debora Alessi e Ilaria Iovine siamo riusciti nel nostro intento e nel trattare temi così delicati, come quelli del film, il loro contributo e la loro sensibilità sono stati fondamentali.

 

 

amaro amorePer voi attrici come è stato rapportarvi ai vostri personaggi?

Aylin Prandi: Per quanto mi riguarda, come attrice, tendo a portare il personaggio verso di me. La difficoltà per me era quella di fare scene coerenti con quella che è la sensibilità di Camille. Può risultare antipatica al pubblico da un certo punto della storia in poi. Ho sentito la differenza tra me e il personaggio nel titolo. Ho iniziato provando un sentimento “amaro” per lei, per poi finire a provare “amore”. Per lei nella storia accade esattamente il contrario.

Lavinia Longhi: Io, come il mio personaggio, un po' dipingo e conoscevo Salina già molto bene. La costruzione di questa parte del personaggio è stata molto semplice. La parte tosta era quella della rappresentazione dell'amore per un uomo molto più grande. In questo mi ha aiutata l'essenzialità dei dialoghi che ha reso tutto più credibile.

 

Il personaggio interpretato da Angela Molina è un ruolo chiave nel film. Come l'hai coinvoltà?

Francesco H. Pepe: Il nostro incontro è stato incredibile. Ci siamo visti, per la prima volta, a Roma quattro anni fa. Dopo pochi minuti di conversazione ci siamo “innamorati” l'uno dell'altra e abbiamo parlato di qualsiasi cosa tranne che del film. Dopo un paio di settimane abbiamo iniziato a lavorare sulla sceneggiatura. Sul set è stata fantastica, si è amalgamata perfettamente, sembrava un'isolana. Un vera donna sicula. Non ho voluto doppiarla, abbiamo fatto delle prove di lettura ma ci tenevo che nel film ci fosse la sua voce e il suo accento.

 

 

Hai preso ispirazione da altri registi per il film? The Dreamers di Bertolucci, con il tema dell'incesto, ti ha influenzato?

Franscesco H. Pepe: No, Bertolucci non è tra i registi ai quali ho guardato per trovare ispirazione per il film. In realtà, mi sento più vicino al cinema di Antonioni e Rossellini.

 

 

Il finale è aperto. Perchè questa scelta?

Francesco H. Pepe: Inizialmente il finale era più tragico. Poi, avendo intenzione di far riflettere l pubblico, ho deciso di lasciarlo aperto. Ho voluto lasciare una possibilità all'amore di André e Santino.

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