Davvero pochi, hanno compreso che la forza di questa commedia risiede solo e soltanto nella potenza catartica di una risata sguaiata e liberatoria, nella creazione di un linguaggio che se ne infischia della materia narrativa
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E’ la volgarità, quella sfacciata irriverenza del gesto verbale o visivo, la cifra stilistica che segna le inquadrature di “American Pie 2”, seconda puntata dedicata alle avventure cinematografiche dei teenagers raccontati dalla macchina da presa di J.B. Rogers. Mutano i paesaggi e gli scenari – questa volta ci troviamo in estate e le lezioni del college sono appena terminate – ma visi e personaggi richiamano immediatamente le immagini del primo episodio: Jason Biggs veste ancora i panni di Jim, matricola universitaria alle prese con problemi di natura non troppo accademica, mentre Eddie Kaye Thomas e Seann William – Scott sono gli inseparabili compagni letteralmente ossessionati dall’altro sesso. Senza dimenticare una simpatica boy-scout suonatrice di flauto, due donne apparentemente lesbiche, una matura signora appassionata di tantra e ragazzini alle prime armi, qualche studente con troppa birra nello stomaco ed una serie di piccole ed irresistibili gags: tutti volti, corpi, sorrisi idioti (straordinariamente idiota è quello di un grande Eugene Levy) che popolano e attraversano il set sgangherato ma incredibilmente vitale di “American Pie 2”. Ritratti di una generazione X lontana da contestazioni sociali e stereotipate lotte politiche, dai grandi eventi della Storia recente, in cerca piuttosto di una identità, un comune sentire vedere vivere le piccole emozioni di ogni giorno. Alla disperata ricerca di uno sguardo unico e molteplice da posare sulle cose del mondo.
Ed è proprio lo sguardo, quel legame che unisce indissolubilmente visioni e parole, a sottrarre il film di J.B. Rogers ad ogni possibile lettura sociologica, a finte ed improbabili interpretazioni in chiave psicologica, a riduttivi ammaestramenti critici di un film che nasce libero e selvaggio, assolutamente privo di messaggi subliminali, di lezioni “politically correct” da impartire fra le righe, magari fra una battuta e l’altra. Pochi, davvero pochi, hanno compreso che la forza di questa commedia risiede solo e soltanto nella potenza catartica di una risata sguaiata e liberatoria, nella creazione di un linguaggio che, come in “Scary Movie 2”, se ne infischia della materia narrativa, vive di sprazzi e frammenti, simboli ed icone (il fallo di gomma, la pomata lubrificante o la famosa torta di mele del primo episodio…), di una volgarità mostrata ed esibita come preziosa macchina da guerra.
Titolo originale: American Pie 2
Regia: James B. Rogers
Sceneggiatura: Adam Herz, David H. Steinberg
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Larry Madaras
Musica: Billy Joe Armstrong, Tre Cool
Scenografia: Richard Toyon
Costumi: Alexandra Welker
Interpreti: Jason Biggs (Jim), Shannon Elizabeth (Nadia), Chris Klein (Oz), Seann William Scott (Stifler), Mena Suvari (Heather), Eugene Levy (padre di Jim), Alyson Hannigan (Michele), Thomas Ian Nicholas (Kevin), Tara Reid (Vicky), Eddie Kaye Thomas (Finch), Jennifer Coolidge (madre di Stifler)
Produzione: Chris Moore, Craig Perry, Warren Zide per Liveplanet/Zide-Perry Productions, Universal Pictures
Distribuzione: UIP
Durata: 104’
Origine: USA 2001
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