American Ultra, di Nima Nourizadeh

Tante buone intuizioni vengono sprecate da una scrittura stranamente prevedibile e da una regia senza mai un guizzo che renda il film una vera esperienza ultra-ordinaria

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Diciamolo subito: da questo American Ultra, francamente, ci si aspettava molto di più. Perché sulla carta aveva tutti gli ingredienti giusti per diventare la piccola ricetta cult dell’anno: una coppia d’attori affiatata ed efficacissima (Jesse Eisenberg e Kristen Stewart dopo Adventureland e il recente Cafè Society), un plot che riecheggia intere stagioni di cinema giovanilistico americano scritta dallo sceneggiatore del bellissimo Chronicle (Max Landis), un occhio registico molto interessante e fuori dagli schemi come quello del dinamitardo Project X (ossia Nima Nourizadeh). Alte attese, pertanto, poi si guarda il film: Mike è il commesso di uno store in un piccolo centro, perennemente “strafumato”, che sogna di diventare un bravo fumettista identificandosi nel suo personaggio Apollo Ape; vive con la sua ragazza Phoebe che lo asseconda in tutto e tollera le sue molte fobie. Insomma una coppia incasinata ma affiatata, fino a quando Mike scopre di essere un letale agente della CIA che se “messo in funzione” si trasforma in una macchina da guerra alla Ethan Hunt. Qui entrano in gioco il giovane funzionario rampante interpretato da Topher Grace (forse il personaggio più convenzionale e debole del film, un “cattivo” senza fascino) e una materna agente segreta (Connie Britton) che corre invece in aiuto di Mike e Phoebe. La cittadina viene invischiata in questa faida tra bizzarri e violentissimi militari, da droni che piombano dall’alto e dalle pirotecniche doti di Mike che non crede ai suoi occhi: “chi sono io? Un robot?” dice spesso.

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american-ultra1Tantissime suggestioni insomma: i fumetti come referenza comune tra i creatori del film e i loro personaggi (gli echi dei supereroi balenano anche nella mente di Mike), gli anni ‘70 evocati oggi tra vinili e icone pop, la periferia americana come regno del disagio giovanile, la love story che salva i destini, i droni e la tecnica di intelligence odierna come la fantascienza che ci ha ormai raggiunti, ecc, ecc. Il fatto è che tutto questo materiale e tutte queste “ultra” intuizioni di sceneggiatura vengono sprecate da una scrittura stranamente prevedibile e da una regia senza mai un guizzo che renda il film una vera esperienza ultra-ordinaria. E per un film che vorrebbe fare proprio dell’imprevedibilità il suo ingrediente più attrattivo, beh, è un bel problema. Insomma: buone suggestioni, buone idee, che si arenano completamente proprio sul terreno di genere che vogliono sondare: quello della bizzarra action commedy. Si fa fatica a trovare divertenti le peripezie di Mike e ci si trova anche di fronte a scene action tutto sommato modeste se paragonate a un film come The Equalizer che a tratti sembrano ricordare.
Mike lotta con le sue due identità e soffre per la mancanza di “memoria”. Ecco, forse sta proprio nella memoria il problema: questa nuova generazione di talentuosi sceneggiatori/registi maneggia il passato (del cinema) con troppa disinvoltura “social” contrapposta a una vertiginosa ambizione, andando a volte incontro a incomprensibili e un po’ spocchiosi pastiche pseudo intellettuali che si rivelano alquanto innocui. Il talento di Landis e Nourizadeh continua a esserci, si intravede evidentemente, speriamo solo che questo American Ultra sia il passo falso necessario per ritrovare la memoria dei bei Chronicle e Project X.

 

Titolo originale: id.
Regia: Nima Nourizadeh
Interpreti: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, John Leguizamo, Thobe Grace, Connie Britton
Distribuzione: Leone Film e Key Film
Durata: 96’
Origine: Usa 2015

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