Amici come noi, di Enrico Lando


Pio e Amedeo non sono certo i primi a dire "ci abbiamo provato". Prima di loro, Checco Zalone e I soliti idioti. Peccato che stavolta, nel passaggio tv/cinema del duo,  qualcosa non funziona: l’originalità, l’eccesso, la tracotanza verbale, la fisicità caricaturale, persino il soma stanco e mellifluo del cine-panettone non sovvengono. Se non per sporadiche freddure presto dimenticate.

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"Il paradosso è il lusso delle persone di spirito, la verità è il luogo comune dei mediocri" scriveva nel 1927 Leo Longanesi, su L'italiano e nessun’altra osservazione poteva essere più azzeccata per introdurre il film Amici come noi di Enrico Lando. Sì perché quelle “mezze verità” tradotte in atteggiamenti stereotipati del (loro) uomo medio-meridionale, nelle gag trite e ritrite e negli scimmiottamenti funesti dei nuovi/vecchi miti pop (dal calciatore alla velina, andata e ritorno) rappresentano tutto ciò che sommerge ed emerge dal film interpretato dal duo comico Pio (D’Antini) e Amedeo (Grieco): il tripudio mediocre del luogo comune. La storia è questa: Pio e Amedeo sono due amici di vecchia data, appassionati di calcio e soci in affari (proprietari delle onoranze funebri high tech “Hai L’Under”), vivono a Foggia la loro routine che è pronta a subire una battuta d’arresto. Pio infatti sta per sposarsi con la bella maestrina Rosa (Alessandra Mastronardi) e la sua vita cambierà dopo aver pronunciato il fatidico sì. Ma qualcosa va storto. Un video hard con protagonista la futura mogliettina pascola nel ricettacolo dei siti pornografici: in un attimo i sogni di Pio, ferito e umiliato, si infrangono assieme alle orrende bomboniere da lui selezionate. Amedeo, da bravo amico, arriva in soccorso organizzando una rocambolesca fuga dalle malelingue, per avventurarsi prima a Roma a batter cassa allo zio riccone (Massimo Popolizio), poi a Milano (occasione unica per Amedeo di fare il suo provino al Milan di Galliani che in realtà «non conta più un cazzo») ed infine ad Amsterdam dove si ricongiungeranno con Rosa e la sua

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migliore amica Marika (Maria Di Biase).E la giostra finisce il suo giro.

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Quel che non finisce è il moto perpetuo che scandisce il passaggio dalla tv al cinema, quel passo, come in questo caso, più lungo della gamba che dovrebbe poi procedere a ritroso per amore del buon senso. Pio e Amedeo, apprezzati dal pubblico più giovane, protagonisti di una inarrestabile escalation partita da performances amatoriali nella rete e approdata in tv a suon di visualizzazioni, non sono certo i primi a dire “ci abbiamo provato”. Prima di loro la metonimia Checco Zalone e la controparte “cattiva” de I soliti idioti hanno preso una lunga rincorsa per poi tagliare il traguardo del cinema mainstream, con tanto di incassi stellari e tormentoni riecheggiati per tutta la penisola. Peccato che stavolta, nel passaggio tv/cinema del duo Pio e Amedeo qualcosa non funziona: l’originalità, l’eccesso, la tracotanza verbale, la fisicità caricaturale, persino il soma stanco e mellifluo del cine-panettone non sovvengono. Se non per sporadiche freddure presto dimenticate. Nota di merito alla coreografia finale che ricorda quella bollywoodiana (con ragione) del film Il Guru di Daisy von Scherler: il sorriso di attori e comparse indora questo pillolone indigesto.

 


Regia: Enrico Lando

Interpreti: Pio D’Antini, Amedeo Grieco, Alessandra Mastronardi, Maria Di Biase, Anna Rita Del Piano, Giovanni Mancini, Nicola Valenzano, Mimmo Mancini, Mariela Garriga, Mohamed Zouaoui, Massimo Popolizio

Distribuzione: Medusa

Durata: 98’

Origine: Italia, 2014

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