"Amici di letto: istruzioni per l'uso", di Will Gluck

Quello che colpisce in Friends with Benefits è la volontà di Will Gluck di imporsi come autore, iniziando a contrassegnare con questa sua opera seconda i nuclei tematici e stilistici del suo cinema, in conflitto tra classico e moderno: e in effetti il film, pur insistendo sugli oggetti feticcio della contemporaneità e tentando di raccontare l'amore in una società liquida, è percorso da una malinconia sotterranea, quasi rincorresse un tempo (e un cinema) che non c'è più

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Friends with BenefitsQuello che colpisce innanzitutto in Friends with Benefits è la volontà di Will Gluck di imporsi come autore, iniziando a contrassegnare con questa sua opera seconda (la terza in realtà, contando anche l’esordio di Fired Up, inedito in Italia) i nuclei tematici e stilistici del suo cinema dopo il sorprendente Easy girl (Easy A), rimarcando la continuità tra i due lavori con una serie di ammiccamenti e inside jokes che vanno dall’iniziale cammeo di Emma Stone,  protagonista del primo film, alla citazione del nome del suo personaggio che appare sul cartello “O. Penderghast” all’aeroporto.

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Del resto, entrambi i film attuano la medesima operazione decostruzionista in due macro aree della commedia, lì il teen movie, qui la romantic comedy, cercando allo stesso tempo numi tutelari e gettando guanti di sfida ai contemporanei, denunciando così l’ambizione “teorica” e il gusto cinefilo dell’universo gluckiano che se in
Easy A commemorava con sincera partecipazione l’inarrivabile John Hughes, chiama qui in causa il Paul Mazursky di Bob & Carol & Ted & Alice, la cui immagine-simbolo campeggia sullo schermo piatto della tv di Jamie.

E in effetti Friends with Benefits è un’opera che, pur esibendo una spiccata modernità sin dai titoli di testa – e sorprende quanto Gluck curi l’aspetto paratestuale dei suoi lavori catturando il suo pubblico fino ai credits finali –  e insistendo sugli oggetti feticcio della contemporaneità (gli i-phone; l’I-Pad con l’applicazione della Bibbia!), è poi percorsa da una malinconia sotterranea, quasi tentasse di rincorrere un tempo perduto, nello stesso modo in cui Olive Penderghast rimpiangeva di non vivere in un film di Hughes: e allora tutta la prima parte del film, squisito omaggio a New York, “bright lights big city”, cerca di riacquistare il passo di alcune commedie di Hawks, con l’impacciato Justin Timberlake trascinato su e giù da un’inarrestabile Mila Kunis, come il Cary Grant di Susanna.

L’atteggiamento di Gluck è quello di un autore cinefilo che da una parte non ritiene più possibile creare qualcosa che non sia già stato detto e dall’altra non può farne a meno: per questo, pur rispettando alla lettera la struttura  del genere – l’incontro; la separazione; la riconciliazione – e utilizzando gli immancabili comprimari bizzarri, che quando meno te l’aspetti tirano fuori perle di saggezza, tra cui  la Jenna Elfman di Dharma & Greg, Woody Harrelson, redattore sportivo gay con la fissa per i font, e Patricia Clarkson, mamma hippie qui come in Easy A, tenta poi di scardinare quegli stessi codici con riferimenti smaliziati ad opere reali – l’Ugly Truth di Luketic eletta a modello della nuova commedia romantica – o immaginarie, che condensano i difetti della produzione contemporanea. E, soprattutto, cerca di aggiornare (e aggirare) lo schema classico col racconto di un amore all'interno di una società liquida, volando da costa a costa e divorando la notte (a New York come a Los Angeles) individuando nel sentimento l'ultima resistenza, l'unico punto fermo (quando anche un anno di contratto spaventa per l'impegno e la stabilità richiesta…).

Friends With BenefitsQuel che ne deriva è un’opera felicemente conflittuale che pur mantenendo un ritmo sempre sostenuto, con una parlantina veloce e nevrotica tipica di una certa intellighenzia americana, sa poi mutare, aprire varchi dove i personaggi possono mostrare insicurezze e fragilità che vanno al di là del copione da seguire per arrivare all’happy ending. E se Mila Kunis (una che con quegli occhi immensi e quello sguardo penetrante basterebbe a vanificare l’invenzione del 3D) risponde perfettamente ai tratti, appena delineati eppure già nitidi, dell’eroina gluckiana, intelligente e indipendente ma in cerca di una favola, Justin Timberlake pesca un altro ruolo d’oro, il cui peso emerge soprattutto nella parte losangelina del film, culminante nella scena sulla scritta di Hollywood (oltre che nello strepitoso rap improvvisato su Jump dei Kriss Kross).
Gluck vince la sua scommessa, riuscendo – proprio come fa l’art director Timberlake creando un logo per GQ dal flash mob in Times Square – a «trasformare qualcosa di così puro in un successo commerciale. È il ragazzo giusto».

 

 

Titolo originale: Friends with Benefits
Interpreti: Justin Timberlake, Mila Kunis, Patricia Clarkson, Jenna Elfman, Richard Jenkins, Woody Harrelson
Origine: Usa, 2011
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 104'

 

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