Un quotidiano che non riconosciamo come incubo. Giorni e notti si susseguono identici nell’esistenza di un uomo a cui non serve un nome. Bologna converge su se stessa, un unico non luogo. Un varco vuoto aperto nello sguardo dello spettatore. Indeterminato come l’esistenza di Mario, dove vita e sguardo sembrano la stessa cosa. In programmazione al cinema Europa di Bologna
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Un quotidiano che non riconosciamo come incubo, una normalità che azzera il pensiero. Giorni e notti si susseguono identici nell’esistenza di un uomo a cui non serve un nome. Bologna converge su se stessa, un unico non luogo, una piazza deserta in cui si aggirano, giorno e notte, quelli che sembrano fantasmi pensati da De Chirico. La vita si sposta dal lavoro notturno alla venditrice ambulante di piadine, a una prostituta con cui si condividono tavolo e birra senza una parola. Dalla quiete della notte alla quiete dell’interno giorno, mobili vecchi, una madre e una badante, gli auricolari per il televisore, la carta da parati, una scrivania e un computer. Dopo la prima scena si esce dal film e si pensa che il protagonista (Stefano Fregni, miglior attore protagonista al Salento International Film Festival) è pazzo, coraggioso, probabilmente tutt’e due le cose. Poi ci si invischia nuovamente nella scansione di un ritmo ricorsivo, dal caffè al bar alla cantina dei lavoretti extra, dai salti sul web tra un video e l’altro al rotolo di Scottex. Non è un incubo, e lo sguardo di Marco Luca Cattaneo coglie questo mancato straniamento: ci riconosciamo, riusciamo a vedere Mario e la sua “dipendenza dal porno”. Le scene reiterate all’infinito di cui sentiamo solo l'audio, i dettagli anatomici a portata di mano eppure lontani, mediati anche quelli (come nelle scene del protagonista in autobus o al parco) e lo stesso abbozzo di inizio di relazione tra Mario e Agatha sono un unico e indistinto continuum, immagini e idee legati per metonimia più che metafora, di quello che il sociologo Zygmunt Bauman chiama appunto Amore liquido. La fine antropologica del concetto di durata di una relazione sembra poi convergere, nel film di Cattaneo (miglior film italiano al Riff, migliore opera prima al Festival des films du monde), con la deviazione verso un tema, quello della pedofilia, talmente contiguo alla pornografia e talmente difficile da affrontare (se pensiamo ai risultati di opere comunque diversissime come
Animanera e
La bestia nel cuore, che ne parlavano da un punto di vista esterno e interno alla famiglia) che il risultato è una sorta di vuoto, un varco aperto nello sguardo dello spettatore. Indeterminato come l’esistenza di Mario, dove vita e sguardo sembrano la stessa cosa.
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Regia: Marco Luca Cattaneo
Interpreti: Stefano Fregni, Sara Sartini, Simonetta Solder
Distribuzione: Associazione Evoé
Durata: 90’
Origine: Italia, 2009
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