"Amore senza confini", di Martin Campbell

Totalmente imbevuto di ideologia globalizzante: l'amore "volontario" fagocita anche il flebile intento di denuncia. L'asse causa-effetto si sfalda. Cinema "borderline" perché ci si batte tra film dominante o resistente. Da una fessura invano si scava una frattura per mostrare fino in fondo gli sguardi reazionari del primo mondo.

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Non si cambia registro, o almeno le tassonomie espressive sono ben delineate e rispettate. Come in Vertical Limit, vite sospese, tra la disperazione dei bisognosi e chi ha bisogno dei disperati. Ma la rappresentazione di reciproco "contagio" è ermeticamente sigillata, confinando lentamente due mondi nella pura e accademica testualità a scomparti. Il cinema di Campbell sembra alla ricerca spasmodica di orizzontalità di temi e di figure: far saltare le frontiere verticali attraverso l'impegno sociale e civile è il modo più accattivante e "spettacolare". Cinema totalmente imbevuto di ideologia globalizzante: l'amore "volontario" fagocita anche il flebile intento di denuncia. L'asse causa-effetto si sfalda. Cinema "borderline" perchè ci si batte tra film dominante o resistente. Da una fessura, invano, si scava una frattura per mostrare fino in fondo gli sguardi reazionari del primo mondo. La "spianata" è definitiva: al centro si erge soltanto un'astuta e ben calibrata storia sentimentale consumata e mai logora, con la morte che non arretra compiendo il sacrificio rituale. La profondità di campo è mascherata da un'intensità e credibilità che procedono ancora una volta verso e dall'alto di un rapporto ingombrante che segue traiettorie aeree sorvolanti e mai in picchiata nel marcio. Angelina Jolie (Sarah Jordan) salta da un posto all'altro del mondo in guerra, per inseguire il suo desiderio; i nostri occhi lentamente si perdono nei suoi e nell'impeccabile  e collaudata stratificazione scenografica, imbastita per scongiurare contatti oltre i propri confini mentali e territoriali. Nei suoi ricorrenti e successivi viaggi farà a meno del profumo: un paradossale effetto di straniamento estetico che intralcia l'autoriflessività, per cui gli eventi funzionali si manifestano "rielaborati" e non semplicemente "accaduti". Nell'istante in cui, il dottore (Clive Owen) finalmente prova a fare i nomi dei burattinai, ecco saltare la registrazione: le coscienze migrano nella fittizzazione del coinvolgimento addomesticato. Seduta al piano, Sarah racconta le sue avventure. La narrazione omodiegetica si esaurisce prima del finale che si fa appendice sia orizzontalmente, perchè radicalmente disgiunto dalle scene "limitrofe", sia "verticalmente", poichè ogni traccia esisterebbe solo se in tensione con tutte le altre.

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Titolo originale: Beyond Borders


Regia: Martin Campbell


Sceneggiatura: Caspian Tredwell-Owen


Fotografia: Phil Meheux


Montaggio: Nicholas Beauman


Musiche: James Horner


Scenografia: Wolf Kroeger


Costumi: Norma Moriceau


Interpreti: Angelina Jolie (Sarah Jordan), Clive Owen (Nick Callahan), Teri Polo (Charlotte Jordan), Linus Roache (Henry Bauford), Noah Emmerich (Elliot Hauser), Yorick Van Wageningen (Jan Steiger)


Produzione: Camelot Pictures, Mandalay Pictures


Distribuzione: Eagle Pictures


Durata: 127'


Origine: USA/GB, 2003

 

 

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