An Evening With Silk Sonic – groove, nostalgia e militanza

Il primo disco del superduo formato da Anderson .Paak e Bruno Mars nasconde, sotto la nostalgia per la black music anni ’60 e ’70 una riflessione non scontata su cosa voglia dire fare musica oggi

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Uscito lo scorso 12 Novembre, An Evening With Silk Sonic è il primo album dell’inedito duo formato da Anderson .Paak e Bruno Mars, ma è, anche, forse sopratutto, una sorta di anomalia nello spazio sonoro contemporaneo. Perché in un momento in cui la black music è sempre più militante, protesa a riflettere sul presente, i due performer hanno scelto di percorrere il sentiero del disimpegno: Mars e Paak si incontrano in tour nel 2017 e, semplicemente, decidono di registrare qualche pezzo insieme, senza particolari obiettivi a lungo termine: “La maggior parte delle volte tutto è nato da una battuta, da un gioco di parole mio o di Andy”, ha raccontato Bruno Mars in un’intervista fiume a Rolling Stone – “da lì continuavamo a rimpallarci questi spunti, perdendosi nel frattempo in una continua jam session, senza piani, in cui l’unica preoccupazione dell’uno era stupire l’altro”.

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Nel tempo questi spunti hanno preso corpo attorno ad un disco che insegue un passato idealizzato, quello del soul anni ’70, del funky, dei gruppi vocali come i Delfonics, alla costante ricerca di un suono a suo modo eretico: apolitico, utile a “far star bene le persone, far loro dimenticare le difficoltà del presente”, spiega Mars nella stessa intervista, ma soprattutto fisico, caloroso suonato dal vivo in un momento in cui la performance live è costantemente riconfigurata dalla pandemia. Eppure, il furbo inno Retromaniaco che di fatto è An Evening With Silk Sonic, riesce ad aprire inattese parentesi sulle trasformazioni del black sound di oggi, soprattutto quando entra in contatto con la dimensione della nostalgia.

Silk Sonic

Confrontarsi con il disco, tuttavia, significa muoversi in un terreno scivoloso. Perché è indubbio che la libertà che i due musicisti hanno deciso di prendersi è figlia del sistema della musica pop, commerciale, di cui i due fanno parte e dunque sia legata alla loro potenza di fuoco finanziaria, che gli ha permesso di fermarsi, di chiudersi in studio e di coinvolgere, in veste di produttori creativo una personalità centrale della black music come Bootsy Collins, bassista dei Funkadelic. In un’intervista per Apple Music, Anderson .Paak ha ricordato il ruolo di garante e nume tutelare di Collins per il progetto: “Il nome del gruppo l’ha deciso lui” – ha detto, subito incalzato da Bruno Mars che ammette quanto “fosse necessaria la presenza di una guida che ci aiutasse a non disperderci”.

In Collins, i Silk Sonic trovano il loro Quincy Jones e tuttavia, mentre restaura l’ormai quasi estinta figura del produttore creativo, all’intero di uno spazio creativo molto meno anomalo di quanto si creda, il duo manda in frantumi l’intero modus operandi del “fare musica” oggi. In un momento dominato dagli algoritmi, dal flusso costante di dati, An Evening With Silk Sonic è un disco che si prende il rischio di spodestare la fruizione istantanea di Spotify e Tik Tok: “È indubbio che le radio fossero molto scettiche di tutto il progetto. Volevano pezzi uptempo, da ballare, o su cui farci i Tik Tok” – ha raccontato Bruno Mars sempre durante l’intervista per Apple Music – “a noi però non interessava il risultato finale, il piazzamento in classifica dei singoli, noi puntavamo ad ottenere il miglior prodotto possibile”. E allora ecco che l’idea di libertà, centrale nel disco, si espande fino a coinvolgere il sempre più raro concetto di proprietà intellettuale: è il nostro disco, è qualcosa che ci appartiene, vogliamo farlo nel migliore dei modi.

Così, sotto la sua confezione nostalgica e rassicurante, An Evening With Silk Sonic non si fa problemi a ripensare certe logiche del mercato musicale, tra brani più lunghi dei convenzionali tre minuti di Spotify e la costruzione di un suono che costantemente chiede di “respirare” fuori dalle piattaforme, pensato “per essere suonato dal vivo”, ricorda Bruno Mars in un’intervista radiofonica e che, anche durante la lavorazione veniva testato sul potente impianto audio della sua auto, rivela Anderson .Paak a Rolling Stone.

L’attenzione maniacale per l’esperienza d’ascolto fa il pari con una cura estrema del dettaglio, in un nuovo, aperto contrasto con le ormai tradizionali deadline pressanti e le ingerenze dei produttori: nella stessa intervista a Rolling Stone, Anderson .Paak ricorda la complessa attività di ricerca per la costruzione del suono, che in particolare l’ha portato a ripensare il suo approccio alla batteria, perché “i musicisti che abbiamo emulare suonavano con una pazienza ed una delicatezza diversi da quelli a cui siamo abituati”. Bruno Mars è più drastico e poco dopo ammette di aver scartato più di un pezzo praticamente finito perché poco affine al suono generale del disco.

Il risultato è un cortocircuito che si apre nella cornice artefatta di uno special radiofonico à la Lonely Hearts Club Band e si chiude sulla psichedelia di Blast Off. Nel mezzo c’è uno spazio accogliente, rassicurante, che riattualizza certe icone della blackness del passato (dalla Flyness all’Apollo Theatre) e le incrocia a citazioni da Curtis Mayfield (After Last Night) e ai Tower Of Power (Fly As Me). Ad attraversare questa dimensione, ci sono Bruno Mars ed Anderson .Paak, che come degli avatar esplorano e assumono le fattezze di un intero campionario di performer della black music dal duo vocale RnB (Leave The Door Open), al cantante più confidenziale (Put A Smile).

Alla lunga la nostalgia erode e riscrive l’immaginario della black music e An Evening With Silk Sonic, al di là delle premesse del duo, si muove con un inconsapevole, ma felice, passo militante, che esonda dallo spazio produttiva e trova il modo di riflettere anche su alcune criticità del presente, al di là delle pretese dei due performer. E così, tra le immagini luminose evocate dal disco, in controluce, emerge un modello di mascolinità alternativo, più sofferto, riflessivo, romantico, deluso da una relazione fallita (come in Leave The Door Open), agli antipodi rispetto alla virilità aggressiva ancora al centro dell’immaginario di molto hip hop contemporaneo.

An Evening With Silk Sonic a tratti si chiude nel suo spazio rassicurante ma ha il pregio di essere un disco inaspettatamente stratificato, pronto ad esplorare nuove idee di militanza e a porsi come affascinante opera aperta, tanto efficace nel suo lato giocoso quanto centrata nel suo racconto del contesto sonico contemporaneo.

Qui il link Spotify da cui ascoltare il disco.

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