L’Anad difende il doppiaggio dall’intelligenza artificiale
Durante il Wired Next Fest di Rovereto, l’ANAD espone i rischi e le preoccupazio dell’IA nel doppiaggio e promuove una regolamentazione per tutelare la voce e evitare il furto d’identità.
Sabato 4 ottobre si è tenuto a Rovereto il talk “La voce di chi non ha corpo”, durante il WIRED Next Fest Trentino, organizzato dall’Associazione Nazionale Attori Doppiatori (ANAD), in cui si ha affrontato il tema della forte influenza dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del doppiaggio. Nell’incontro hanno partecipato tre voci note del doppiaggio italiano: Laura Romano (voce di Viola Davis, Rachel Weis, Sofia Vergara), Manuel Meli (voce di Paul Mescal, Josh Hutcherson, Ansel Elgort) e Daniele Giuliani presidente dell’ANAD (voce di Kit Harington, Dylan O’Brien, paura di Inside Out).
Il talk ha approfondito i nuovi utilizzi dell’IA e, soprattutto, le conseguenze etiche che essa comporta nel mondo dello spettacolo. Negli ultimi anni l’IA sta trasformando i processi produttivi cinematografici, al punto che l’Academy ne ha riconosciuto l’impiego, a condizione che la creatività umana resti al centro. Anche il MoMA ha mostrato interesse ad ampliare la propria collezione con lavori realizzati grazie all’IA. Questa scelta va a ridefinire il confine tra un’opera frutto di una mente umana e da una algoritmica. Una differenza sempre più sottile e che crea disagio e interrogativi nel mondo artistico.
Oggi ormai è chiaro che gli algoritmi sono in grado di generare qualsiasi volto e voce, donandoli perfino intonazione ed emozione. Questa grande capacità di imitazione del reale è ciò che crea timore nel mondo artistico. Come afferma Daniele Giuliani: “L’avvento dell’Intelligenza Artificiale è qualcosa che preoccupa il mondo artistico a 360°. […] Ci preoccupa soprattutto perché non c’è una regolamentazione. È assurdo pensare che ci sono dei siti che vendono senza il loro consenso le voci dei miei colleghi per poi farli dire quello che si vuole.”
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Il dibattito è proprio su questo: la mancanza di regole che tutelino la persona. In questo caso, l’attore. Non solo l’immagine, ma anche la voce è un dato biometrico, e come tale, ogni persona dovrebbe poter decidere come e quando usarla. Per ora solo la Danimarca è intervenuta proponendo una legge che riconosce il “furto della voce” come reato d’identità digitale. In Italia l’ANAD ha iniziato la campagna “Difendiamo l’Intelligenza Artistica” (#ArtisticIntelligence) con l’obiettivo di sensibilizzare l’industria cinematografica e limitare l’uso non concordato dell’IA nelle professioni artistiche. Giuliani lo spiega con le seguenti parole: “Prima vorremmo tutelare noi come persone, perché i nostri colleghi hanno diritto di decidere cosa dice la loro voce, perché è nostra. […] Se rubo la voce o il volto di un collega e gli creo un danno, deve esserci una pena. Sennò lo possono fare tutti.”
La preoccupazione non è legata al progresso dell’IA, ma all’utilizzo che si fa di essa. Il caso dell’attrice, Tilly Norwood, generata dall’intelligenza artificiale, dimostra come si stia diffondendo il fenomeno degli “attori sintetici”. Tilly Norwood ha creato molto interesse perché costituisce una nuova generazione di interpreti in grado di modellarsi su qualsiasi ruolo e, come afferma la sua creatrice “adesso ha solo bisogno di un’agenzia per rappresentarla.” Queste figure aprono sia nuove strade artistiche, ma al contempo aumentano l’incertezza sul futuro dell’arte.
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Per questo l’ANAD si sta impegnando per richiedere un uso regolamentato ed etico dell’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo è difendere l’arte da un utilizzo scorretto, senza opporsi agli sviluppi tecnologici, mantenendo una collaborazione consapevole tra intelligenza artificiale e intelligenza artistica.





















