Anatomia di un rapimento, di Akira Kurosawa

Uscito nel 1963, il film riesce a svelare magistralmente tutti i layer dell’immagine cinematografica, tramite la costruzione maniacale degli elementi nello spazio. Su Prime Video

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Nel fantastico Ahed’s Knee (2021), Y, il protagonista, giunge in uno sperduto paese nel deserto per presenziare ad un evento in suo onore, durante il quale verrà proiettato il suo ultimo lungometraggio (Y è un regista, fortemente ispirato a Lapid stesso). E nel presentare il suo lavoro al ristretto pubblico che si trova dinanzi ne parla così: … Mia Madre, che scrive film con me, è una sceneggiatrice, mi dice sempre “Alla fine la geografia vince”… lei lo dice in riferimento a Israele.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Alla fine la geografia vince. E anche nel caso di Anatomia di un rapimento ci possiamo sentire d’accordo con tale affermazione. Però la geografia intesa nel (o nei) film di Nadav Lapid non è quella legata ai discorsi di Kurosawa. Il regista israeliano parla infatti di censura, umanità sconfitta, il peso della parola. Kurosawa invece prende diversamente la geografia, e la sfrutta per spalmare nel contesto della Yokohama in rialzo la vicenda dai toni noir, crime, al limite del thriller. La pellicola, dopo Cane randagio (1949) e I cattivi dormono in pace (1960) è la terza prova dell’avvenuta ibridazione tra il canone classico occidentale hollywoodiano, che lo stesso Kurosawa porta con sé lungo tutta la filmografia, e la grazia millimetrica e spiritica della cura nell’immagine; forse tipicamente più giapponese.

Gondo, interpretato da Toshirō Mifune al massimo della forma, è un ricco imprenditore che si occupa di calzature femminili. Nel setup assistiamo al tentativo del protagonista di scalzare i soci con una mossa parecchio rischiosa, ma che gli consentirebbe di assumere in toto il controllo della National Shoes. La compagnia è la stessa per cui lavorando da quasi tutta la vita, Gondo vi è cresciuto come devoto lavoratore ma ancor prima come uomo. All’improvviso, una strana chiamata (che ci introduce il tormentone del protagonista: Pronto, parla Gondo) ad interrompere il nascente clima di festa. Una voce dall’altra parte della cornetta dichiara di aver rapito suo figlo Jun, e che verrà liberato solo a fronte di un riscatto spropositato, di trenta milioni di yen. Ma per errore ad essere preso in ostaggio è invece Shinichi, il figlio dell’autista personale di Gondo. Nello sviscerare questioni quali l’opinione pubblica, la vulnerabilità umana, l’attaccamento al denaro nel Giappone del secondo dopoguerra, Anatomia di un rapimento riesce a svelare magistralmente uno ad uno tutti i layer dell’immagine cinematografica, con una costruzione maniacale degli elementi nello spazio.

E proprio lo spazio, quello scenico, rappresenta per Kurosawa l’incipit di trasformazione incessante e omnidirezionale. La prima parte dell’intero film è tutta girata nel salotto di villa Gondo, la stessa villa che svetta in cima la collina, perfettamente visibile dai quartieri bassi della città. Proprio qui, dai divani, le prime indagini con l’arrivo in campo del detective Tokura (Tatsuya Nakadai) seguito dalla fedele squadra investigativa. Questo presupposto di personaggi che costantemente vanno su e giù (come suggerisce il titolo in inglese High and Low), si alzano e si sdraiano calza con i movimenti della macchina da presa, che ogni sequenza riesce a riassemblare lo scenario, cambiarlo, senza mai uscire dallo stesso.

Poi Anatomia di un rapimento, che inizialmente sembra circoscriversi dentro uno spazio geografico chiuso e limitante, torna a respirare a pieni polmoni dal momento in cui la vicenda si sposta nei successivi set, i principali sono quello del treno, poi nella casa dove Shinichi è stato tenuto in ostaggio e dove vengono rinvenuti i cadaveri dei due collaboratori del rapitore, uccisi da una dose pura di eroina. Anche qui, in pieno stile Blow-Up, la narrazione ripercorre la sempreverde questione della cattura dell’immagine, in primis col tentativo della squadra investigativa di fotografare il rapitore dal treno, poi con la ricerca del luogo in cui il bambino è stato tenuto prigioniero. Luogo che è possibile trovare solo grazie a un disegno fatto dallo stesso.

Ma la sequenza che restituisce al meglio il senso dell’intero film, dell’anatomia, è quella in centrale. A partire da una mappa l’intero team di Tokura descrive i possibili luoghi dai quali il rapitore chiama e osserva l’interno della villa, che ci tiene a ribadire; ha perennemente sotto controllo. Nella mappa sono segnati i punti più plausibili e tanto basta. É una frammentazione planimetrica astratta, nel presente filmico rappresentata da dei semplicissimi punti su una mappa.

Ci lasciano scivolare nel connubio tematico e visivo del panico iniziale, poi della consegna dei soldi e infine della ricerca disperata apparentemente senza indizi. Il tutto è condito dalla geografia che fa da padrona, perché è volta all’incessante salita/discesa (anche quella delle classi sociali), che fa quasi pensare a un Parasite, ma girato nel ’63. La pellicola quadra appieno col canone linguistico di Kurosawa. E questo schema in Anatomia di un rapimento è quanto di più concreto nel cinema fatto di virtuosismi incessanti, ma impercettibili.

 

Titolo originale: Tengoku to jigoku
Regia: Akira Kurosawa
Interpreti: Toshirō Mifune, Tatsuya Nakadai, Kyōko Kagawa, Tatsuya Mihashi, Isao Kimura, Kenjiro Ishiyama, Takeshi Katô, Yutaka Sada
Durata: 104′ (versione italiana); 143′ (versione integrale)
Origine: Giappone, 1963
Genere: drammatico

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5
Sending
Il voto dei lettori
4.13 (8 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array