Anima e corpo: "Ray", di Taylor Hackford

Hackford sembra scandire la pellicola attraverso il corpo di Charles, e davvero questo film lo si può percepire ad occhi chiusi, tanto è sensualmente fisico, tattile, olfattivo, magnificamente "sonoro". Nel tentare di rappresentare il mondo di Charles, Hackford spalanca le porte della percezione, regalandoci dei momenti di cinema espanso straordinario

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C'è un curioso ritorno verso il film biografico nella Hollywood di oggi, nel tentativo di rilanciare in vari modi il mito della grande personalità, del "genio" assoluto, del classico percorso di ascesa e caduta di un mito. E allora ecco personaggi lontani, diversissimi, affacciarsi tutti assieme nelle sale, dall'Howard Hughes dell'Aviator di Martin Scorsese all'Alessandro il grande di Oliver Stone, fino al Ray Charles di Hackford. E, sorprendentemente, sono proprio i film dei due blasonati e famosi cineasti a deludere, non riuscendo mai ad elevarsi oltre una pur accurata rappresentazione storica e "mitologica", mentre il regista di Ufficiale e gentiluomo e Rapimento e riscatto (se lo avete perso recuperatelo!), riesce a trattenere con forza tutto l'incanto della musica di "The Genius".

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Ma non è un incanto che nasce casualmente. Hackford ha lavorato al progetto dal lontano 1987, ha conosciuto e discusso a lungo con Ray Charles del progetto e solo dopo dieci anni ha ottenuto il benestare dal grande musicista, che purtroppo non ha mai potuto vedere il film completato. La stessa scelta di Jamie Fox (che spettacolo la sua interpretazione!) è stata approvata da Charles dopo un vero e proprio provino al pianoforte con l'autore di "Georgia on My Mind". Hackford inoltre ha una grandissima passione e competenza musicale (è del 1944 quindi da giovane ha vissuto i grandi cambiamenti della scena musicale americana), ha iniziato la carriera con un film intitolato Rock machine, ha diretto un documentario su Chuck Berry e prodotto il film sulla vita di Richie Valens, La Bamba. Insomma Hackford ha la musica nel sangue e si vede. Perché Ray pur all'interno del contenitore "classico" biografico hollywoodiano irradia dei momenti esaltanti e coinvolgenti, ed è impossibile rimanere fermi ascoltando la prima jam session di "What'd I say".  Ma la complessa figura di Ray Charles è raccontata senza falsi pudori, mettendo in scena – come del resto lo stesso Charles aveva preteso nell'accordo – tutta la verità sulla sua vita. Dall'infanzia tragica con la morte del fratellino e la malattia che lo costrinse alla cecità all'età di sette anni, fino al lungo viaggio in pullman attraverso il paese che, giovanissimo, compie da solo alla ricerca di fortuna. Hackford sembra scandire la pellicola attraverso il corpo di Charles, e davvero questo film lo si può percepire ad occhi chiusi, tanto è sensualmente fisico, tattile, olfattivo, magnificamente "sonoro".  Nel tentare di rappresentare il mondo di Charles, Hackford spalanca le porte della percezione, regalandoci dei momenti di cinema espanso straordinario, che penetra nelle vene, come quel sound che sapeva fondere e trascendere i generi annullando le distinzioni tra jazz, R&B, country e Gospel, ma anche come quell'eroina da cui Ray non sapeva liberarsi. E  il film è ben duro sul personaggio Ray, sul suo continuo tradire la moglie, gli amici, come anche i produttori che lo avevano lanciato, rappresentandoci con grande schiettezza quest'uomo solo, di straordinario talento, deciso a passare sopra tutto e tutti pur di arrivare al suo personalissimo successo. E anche un abilissimo uomo d'affari che riuscì a strappare alla ABC-Paramount un contratto innovativo in cui manteneva la proprietà dei suoi master. Ma la vita di Charles è anche funestata dal suo rapporto con l'eroina, per la quale finì anche in carcere, come pure dal diventare paladino dei diritti civili, essendo stato il primo musicista che si rifiutò di suonare in club che praticavano la segregazione razziale (e fu bandito dallo stato della Georgia che, anni dopo, fece una formale dichiarazione di scuse dichiarando "Georgia on My Mind" la canzone ufficiale dello stato).


Il film è ovviamente anche l'occasione per riascoltare alcune delle sue gemme più preziose, da "I've Got a Woman" a "I Can't Stop Loving You", passando per "Drown in My Own Tears", What'd I Say", "Georgia on My MInd", Hit the Road Jack", "Unchain My Heart": insomma non aspettate l'Oscar a Jamie Fox per andare a vederlo (e sentirlo!).


 


Titolo originale: id.


Regia: Taylor Hackford


Interpreti: Jamie Foxx, Kerry Washington, Regina King, Clifton Powell, Harry J. Lennix, Bokeem Woodbine, Aunjanue Ellis, Sharon Warren


Distribuzione: UIP


Durata: 152'


Origine: Usa, 2004


 


 

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