"Animanera", di Raffaele Verzillo

Uno strano caso di schizofrenia cinematografica ai cui opposti poli si trovano da un lato le intenzioni e tutto ciò che è al di fuori dello schermo e della sala, dall’altro il percorso e soprattutto il risultato artistico
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Uno strano caso di schizofrenia cinematografica ai cui opposti poli si trovano da un lato le intenzioni e tutto ciò che è al di fuori dello schermo e della sala, dall’altro il percorso e soprattutto il risultato artistico. Due anni di stallo senza chance di distribuzione, poi la mossa di Medusa, oggi Animanera diventa la nuova bandiera del cinema pedagogico: secondo quanto riportato da Repubblica, il film sarà adottato non solo dalle cattedre di psichiatria, ma addirittura dai detective di Scotland Yard. E al regista Verzillo, autore di due serie della fiction Incantesimo, va riconosciuto un grande merito: quello di aver avuto il coraggio, il fegato  di fare un film su un tema innominabile, il primo in Italia, e di averlo fatto con un’intenzione non scontata, ovvero quella di concentrare l’attenzione sull’aspetto sociale del problema – la tendenza a nascondere e a rimuovere, l’omertà. E ancora, le associazioni che combattono la pedofilia avranno la possibilità di fare attività informativa nelle sale in cui sarà proiettato il film. Dal punto di vista strettamente cinematografico, Animanera ha una sceneggiatura che cade in parecchi punti sotto i colpi del buon senso e del realismo, oscilla tra dramma e poliziesco e fa drammaticamente rimpiangere qualsiasi fiction televisiva. Non c’è scampo dalla recitazione sotto il grado zero, né dalle metafore elementarmente piatte e dagli sviluppi prevedibili. In primo piano, invece, la bravura dei due protagonisti, Antonio Friello e il piccolo Luigi Santoro.

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Regia: Raffaele Verzillo
Interpreti: Antonio Friello, Luigi Santoro, Luca Ward, Domenico Fortunato, Giada Desideri
Distribuzione: Medusa
Durata: 93'
Origine: Italia, 2006

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