Animaphix 2022 – 7 Themes for the Peri-Urban Landscape in Umbria, e Fogu

Direttamente da Bagheria, due corti animati italiani in concorso nella sezione competitiva Pittura Animata dell’ottava edizione di Animaphix – International Animated Film Festival, in corso

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Cinema e pittura, arti sorelle, potenzialmente complementari. L’Animaphix – International Animated Film Festival di Bagheria lo conferma attraverso il suo percorso artistico, rimarcando la volontà di intessere un profondo legame con le arti figurative contemporanee. Questo incontro si traduce nella sezione competitiva Pittura Animata, il cui premio, non a caso, è dedicato al pittore Renato Guttuso. La sezione propone film d’artista i cui fotogrammi, dipinti artigianalmente, danno vita a una coreografia di forme e segni in continua evoluzione.

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Tra i venti cortometraggi in gara, spiccano due opere italiane in anteprima internazionale: 7 Themes for the Peri-Urban Landscape in Umbria di Giada Fuccelli e Fogu di Francesco Mescolini e Marco Rinicella. Due opere fortemente introspettive che alternano realtà e sogno, accompagnandoci per le strade di Umbria e Sardegna, tra ricordi di un passato ormai dimenticato o di una tradizione destinata a non spegnersi mai.

Folklore e storia, natura e industria. Queste ultime, in particolare, sono le direttrici da cui parte la costruzione pittorica-narrativa del cortometraggio di Giada Fuccelli: 7 Themes for the Peri-Urban Landscape in Umbria. Nel corto, un bambino si materializza in mezzo al verde della sterminata vegetazione umbra e da qui inizia la sua corsa all’interno di uno dei più importanti patrimoni naturali della penisola. Di colpo, il bambino spicca il volo, tramutandosi in un rapace che dall’alto osserva un territorio verde dove alla rigogliosa natura si alterna un grigio panorama urbano, in cui si stagliano le rovine di fabbriche e acciaierie abbandonate, ultime testimoni di un passato industriale. Fuccelli gioca con colori e movimenti, attraverso la tecnica del rotoscopio. La lucentezza del verde combatte con il grigiore della città. Attraverso gli occhi del bambino protagonista, lo spettatore vive l’esperienza di un viaggio di formazione dai contorni onirici che si conclude con un necessario e consapevole, oggi più che mai, ritorno alla natura.

Il tema del ritorno è sicuramente calzante anche per un cortometraggio come Fogu di Francesco Mescolini e Marco Rinicella. In questo caso, il ritorno è legato ad una tradizione, ad un folklore che rappresenta l’anima della Sardegna. “Sa prima essia” (la prima uscita delle maschere della tradizione sarda) è un rito secolare dedicato al fuoco che si consuma a metà gennaio in tutta l’isola. Un rito apotropaico pagano che si è innestato nella tradizione cristiana legata alla figura di Sant’Antonio. Fogu non è altro che la costruzione pittorica di un mito radicato nella tradizione occidentale (il mito di Prometeo) e di come esso sopravviva al tempo attraverso un’operazione di sincretismo ma anche per le sue caratteristiche formali. Contribuisce a mantenerne la longevità la sua natura visiva spettacolare con maschere e giochi di fuoco. Ma non solo. È soprattutto la reiterazione del rito a costituire l’essenza stessa del μύθος: la favola che si tramanda attraverso la continua narrazione.

Al di là di una qualsivoglia disamina tecnica risulta molto interessante come entrambi i lavori demarchino un’esigenza, una necessità di ridefinire il rapporto uomo-natura recuperando quel legame ancestrale che rivelava una certa reverenza dell’uomo nei confronti della natura, atteggiamento ormai perduto.

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