Animaphix 7 – Incubi e deliri

Focus su alcune delle visioni dal festival d’animazione in corso a Bagheria: dalla Russia alla Siria passando per opere oniriche, sociali, astratte o grottesche

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L’animazione russa si fa spazio all’interno del concorso di Animaphix 7, in corso a Bagheria, con Naked di Kirill Khachaturov. L’approccio animato astratto qui fa spazio a una costruzione visiva del tutto riconoscibile. Gli edifici in cui si svolge la vicenda sono ben evidenziati e i due protagonisti sembrano costituiti da un qualche materiale solido e definito che non lascia spazio a interpretazioni e ambiguità su chi siano davvero. Questo modo di concepire la forma si inserisce all’interno di un’atmosfera opprimente, sapientemente contestualizzata in un qualche luogo periferico di una città russa. Un’opera esistenziale dominata dall’angoscia e da una sottile inquietudine che attraversa i 14 minuti di durata del cortometraggio in cui una coppia è in preda alla noia e da una qualche velata forma di depressione. In particolare l’uomo si trova in una condizione di smarrimento e di precarietà, arrivando a deturpare il suo corpo con un pennarello e a mostrarsi completamente nudo. Grazie a un finale metaforico, la natura diventa l’unico modo per uscire fuori da questo stato catatonico.

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L’angoscia continua a essere dominante, seppur in modi diversi, anche in Have a Nice Dog del siriano Jalal Maghout. Questa volta tuttavia il cortometraggio è attraversato da un surrealismo acuto che abbraccia una forma d’animazione in bianco e nero che corrisponde allo stato d’animo indefinito del protagonista. Quest’ultimo si trova sommerso, sia in senso figurale che letterale, da un mondo incomprensibile che lo porta ad avere crisi d’identità in cui il suo io interiore sembra compromesso. Dialoga con il suo cane e viene investito, senza un nesso logico temporale, da una serie di esperienze sempre più assurde e grottesche: da scenari di guerra in fuori campo a strane creature dalle sembianze non umane che gli passano davanti. Al termine di questo viaggio del tutto fuori dagli schemi rappresentato visivamente da un tunnel oscuro, l’uscita è delineata da una barca formata da individui che prendono le sembianze di anime in pena, in rotta verso qualcosa di non meglio definito. Un viaggio nell’ignoto e vicino all’immaginario dantesco a cui il nostro protagonista, una volta uscito fuori dal tunnel, partecipa.

Crab di Shiva Sadegh Asadi è un vero e proprio incubo a occhi aperti. Realizzato con una forma talmente astratta da renderlo quasi difficile da seguire, con linee disgiunte che si intrecciano tra di esse costruendo le figure. È un’opera che nonostante le complesse allusioni visive esprime in senso netto e incontrovertibile le sue intenzioni. Il suo essere incubo è confermato più volte dai bruchi risvegli di un ragazzino dal suo letto. Incubi che hanno sempre lo stesso soggetto: il bullismo scolastico. Il ragazzo vuole far parte del branco, un gruppo che tuttavia lo rifiuta e che lo vede come un granchio da calpestare e addirittura da mangiare. Un’opera che potrebbe apparire di denuncia e che coniuga con maestria la quotidianità di questo ragazzino vittima di bullismo, con un carattere platealmente onirico che dona spessore e inquietudine alla forma visiva.

Grandad was a romantic di Maryam Mohajer è un cortometraggio breve che omaggia idealisticamente la figura di un nonno ma soprattutto di un’intera tradizione e cultura. Si tratta della storia di questo uomo, dal suo matrimonio ai suoi figli, il tutto costruito su una forma pittorica, statica e poco dinamica che rende l’opera più vicina a un quadro in movimento che a un vero e proprio film animato. Sono i protagonisti a dare dinamismo a una messa in scena circondata quasi sempre da delle cornici che richiamano tratti medio orientali. Grandad was a romantic è minimale nella forma ma affascinante nella sua breve durata.

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