Antidisturbios, di Rodrigo Sorogoyen

Primi due episodi di una serie televisiva spagnola di grande successo in patria. Scrive e dirige l’astro nascente Rodrigo Sorogoyen. Al #TFF38 in Le stanze di Rol.

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Una pattuglia anti-sommosa in una giornata qualsiasi di Madrid. C’è da sgomberare un appartamento su decisione di un giudice. Ordinaria amministrazione forse. Ma presto la squadra del comandante Salva capisce che ci saranno problemi. L’appartamento è infatti occupato da trenta persone solidali con quella famiglia che sta per finire in mezzo alla strada. Nessuno dai piani alti annulla l’operazione e non arrivano rinforzi. Il gruppo di sei poliziotti deve fare da sé, usare le maniere forti. Ovviamente ci scappa il morto, un immigrato per giunta. L’opinione pubblica preme, i ghetti rischiano di esplodere, gli Affari Interni devono indagare e si affidano alla giovane Laia, un’idealista che crede nella giustizia e che non molla davanti a niente. Lei interroga, ascolta registrazioni telefoniche, controlla profili social delle guardie, finché scopre un video dove viene ripresa interamente la tragedia. La polizia è costretta così a sospendere i componenti della pattuglia.

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Primi due episodi di una serie televisiva spagnola di grande successo in patria. Scrive e dirige l’astro nascente Rodrigo Sorogoyen, candidato all’Oscar per il cortometraggio Madre, poi diventato un film, e vincitore di sette Goya con Il regno, di cui riprende in questa produzione seriale alcuni spunti come la corruzione politica e l’uso drammaturgico e reiterato dei dispositivi digitali.

L’incipit della prima puntata è una bomba, ma pure il resto non scherza. Il grandangolo è il denominatore comune di quasi tutte le sequenze, scelta ossessiva e funzionale a registrare una realtà che può arrivare solo attraverso una lente deformante e parossistica, ma è anche un modo per stare dentro ai volti, agli spazi dei personaggi, alla violenza, ai dilemmi etici, alla loro vita privata persino. In verità Sorogoyen non esprime giudizi facili e consolatori, anzi amplifica le contraddizioni del Sistema, l’adrenalina dell’evento scatenante, le regole del genere in cui –come nei polizieschi americani degli anni ’70 – il confine tra bene e male è indiscernibile. La grande maestria risiede nel donare verità a dettagli, situazioni, performance e nel riallacciarsi a un immaginario cinematografico, letterario e cronachistico in una forma estetica semplice e potente.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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