Arcane, di Pascal Charrue, Arnaud Delord, Jérôme Combe

League of Legends diventa una serie animata su Netlix. La società è divisa in due, ricchi e poveri vivono in due mondi dai confini invalicabili. E due sorelle vivono ai lati opposti della barricata

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Uno dei giochi MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) più diffusi del pianeta (purtroppo con una community spesso molto tossica), diventa grazie a Fortiche Studio una serie in streaming, ed aggiunge così un altro tassello al brand, avvalendosi come canale distributivo di Netflix. Arcane fa entrare infatti i personaggi di League of Legends, titolo celebre della famiglia Riot, nel pianeta dell’animazione, ed è costruita per essere guardata anche da chi del gioco neanche conosce l’esistenza. Il risultato è un’operazione di alto profilo, promossa anche attraverso la piattaforma gaming ufficiale, con una generosa distribuzione di ricompense gratuite.

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La storia parte dal lontano, strutturata in una forma adatta ad un sequel, infatti è stata già programmata la seconda stagione, e decide di seguire una minima parte dei personaggi riconducibili direttamente all’universo ludico. La scelta cade su quelli adatti a raccontare la lotta di Piltover e Zaun, i volti di una città divisa in due, una fiorente di commercio e ricchezze, l’altra dominio della disperazione figlia della povertà e gli abitanti esposti a pericoli e violenza. Un immaginario mutuato in Italia soprattutto da fumetti come “Nathan Never”, nel quale la distopia futuristica stratificava il centro urbano in livelli, a seconda del reddito, e poneva nelle zone basse le personalità più degradate. Padre nobile della rappresentazione può anche essere considerato Philip K. Dick, che nel romanzo The Penultimate Truth immagina una società costretta nel sottosuolo, ed un’altra privilegiata e libera di vivere in superficie dopo una catastrofe nucleare. Alcuni esempi per sottolineare non certo l’originalità quanto il necessario ricorso ad uno schema solido per la narrazione.
La dualità aiuta a circoscrivere il perimetro, la mappa, le pedine all’interno però lasciano spesso i ruoli prestabiliti e la divisione tra bene il male viene sfumata nelle ambizioni dei personaggi, nella loro avidità, nella sete di vendetta. I piani ed i destini si confondono ed il substrato ambiguo lascia aperti ampi dubbi su chi immedesimarsi, nei panni dei paladini del mondo dorato o in quelli di chi vede la strada come unica soluzione di vita.

La componente politica è uno degli aspetti presenti, affrontata direttamente seguendo le vicende del consiglio di Piltover, un organo amministrativo dove i notabili si riuniscono per decidere le azioni da intraprendere per la città. Il consesso diventa l’occasione di mostrare le dinamiche del potere, le alleanze ed i tradimenti, la corruzione, e mettere di fronte visioni contrapposte di sviluppo, orientate al progresso o altrimenti fedeli ad una idea più conservatrice. La questione dirimente verte sullo sviluppo e l’utilizzo di una straordinaria fonte di energia, l’Hemtech, una forza tanto potente quanto instabile. Ed i dubbi nascono dal rischio possa diventare un’arma, e magari finire nelle mani sbagliate.
Al contesto generale va poi aggiunto quello individuale, e lì naturalmente emergono le vicinanze dei protagonisti con le caratteristiche fisiche e combattive del videogame, ed aumenta l’impatto emotivo. Dal conflitto razionale si passa al conflitto relazionale, dalla testa al cuore. La base di questa seconda linea è un doloroso scontro familiare, risalente all’infanzia, che porterà e sorelle Jinx e Vi a trovarsi sui lati opposti di una barricata. Ad affiancarle ci sono Caitlyn, Singed, Jayce, Heimerdinger, Ekko, altri nomi noti ai gamers.

In queste prime nove puntate viene ricostruita l’intera sequenza della divisione, grazie ad un salto temporale che arriva all’età adulta. Attorno a loro si innestano e ruotano gli altri personaggi, dentro le fantastiche atmosfere steampunk, ottime per raccontare il crocevia e la stasi tra un mondo nuovo ed uno ormai passato. Il vero must della serie, ed era quasi obbligatorio, è un’animazione favolosa, ibrida tra disegni tradizionali e CGI, che ha richiesto sei anni di lavoro, una tempistica che per la seconda stagione verrà almeno dimezzata. All’insieme va aggiunta la colonna sonora personalizzata sugli episodi, con artisti del calibro di Imagine Dragons e Jid, Sting, Woodkid e Ramsey giusto per citarne alcuni. Questo esordio narrativo può essere dunque considerato ben riuscito e lascia tranquillamente trascurare i difetti ravvisabili nella sceneggiatura, tipo la frettolosa parte finale. L’uso di ingredienti da romanzo classico, dentro l’impianto action generato da un gioco di lotta, assicura solidità alla trama. Se pensiamo poi che il numero del combattenti disponibili su League of Legends è superiore ai duecento, è facile capire quanto le possibilità di sviluppo siano pressoché illimitate.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
5 (3 voti)
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