ARF, di Simona Cornacchia e Anna Russo

Dopo il passaggio al Sottodiciotto Film Festival, un film d’animazione per i più piccoli che propone temi importanti come la memoria attraverso la comunicazione non verbale

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Si potrebbe essere tratti in inganno dalla pacifica veduta della città da cui parte ARF. Basta addentrarsi nella storia di Anna Russo e nei disegni di Simona Cornacchia per scoprire che tra i suoi vicoli serpeggia la guerra. In un tugurio spoglio e buio si rifugia una donna, insieme al suo bambino e una cagnolina. Questa poco o nulla può quando dei soldati dagli occhi vuoti sfondano la porta. Uno stacco e la cagnolina si risveglia dolorante e sola nella casa. Bastano pochi passi per le strade devastate per incontrare il fagotto in cui uggiola il bambino. La fedele cagnolina si prenderà cura di lui.

Comincia così il film d’animazione italiano, già presentato al Sottodiciotto Film Festival. È a loro che si rivolgono gli 85 minuti di ARF, mostrando un Mowgli del XX secolo crescere con dei cani randagi in mezzo al verde (non c’è bisogno, a questo punto, di dire da dove venga il titolo). Si abbandonano presto, però, i colori vivaci: il nostro protagonista, insieme a qualche amico a quattro zampe, si inoltrano in città alla ricerca di cibo, attirando i soldati verso il loro piccolo paradiso. Una volta catturato il bambino viene trasportato verso un grigio campo di concentramento, nel quale si scontrerà perfino con il dittatore in persona, un ometto dal baffino riconoscibile.

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ARF introduce numerosi temi centrali nel dibattito contemporaneo e delle future generazioni: il rapporto con la natura, la memoria storica, l’amicizia tra ultimi e il gioco come atti di resistenza. Il richiamo alla Seconda Guerra Mondiale è perfetto per presentare un immediato scontro tra Bene e Male, senza tralasciare le possibili sfumature. Quando si osservano il dittatore o il direttore del campo non si ha mai la sensazione di osservare malefiche entità astratte, ma uomini con tutto il loro carico di ridicolaggine.

Al centro di ARF, però, rimane l’immagine, esteticamente accattivante (anche se, forse, un po’ troppo legata ai toni di grigio e con un ritmo per i più piccoli) e centrale nella narrazione. È la comunicazione non verbale a fare da padrona, con le parole che diventano un illusorio strumento di controllo e di dominio. Ecco, allora, che subentrano la qualità musicale della parola e soprattutto la fisicità come mezzo di espressione, universale e trasparente come nel cinema muto. Così, quando infine riusciranno a fuggire dal campo tornando nel verde, raccolgono una pagina di giornale. Le parole sono incomprensibili. La musica di Simone Cristicchi e Tony Canto ci portano verso i titoli di coda.

Regia: Simona Cornacchia, Anna Russo
Distribuzione: Genoma Films
Durata: 85′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3.33 (3 voti)
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