Arizona Dream, di Emir Kusturica

Un cinema che fluttua perennemente tra i ritmi debordanti della commedia, situazioni che sconfinano nel surreale e un immaginario folle che non conosce limiti. Su Chili Tv

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È un pesce strano. Quando diventa adulto uno degli occhi si sposta dall’altro lato, è un segno di maturità.

Si apre e si chiude con un sogno Arizona Dream, come a voler esplicitare la sua natura libera da vincoli e direzioni che ricade poi sulla storia corale dei personaggi e in particolare del protagonista Axel (Johnny Depp), un ragazzo che preferisce continuare a vivere in un mondo dove ha poche responsabilità – conta i pesci per il dipartimento della caccia e della pesca; e che si trova di punto in bianco a confrontarsi con una realtà da cui è sempre fuggito: suo zio Leo (Jerry Lewis) sta per sposarsi e con la scusa del matrimonio vorrebbe riavvicinarsi al nipote e lasciargli in gestione l’attività di famiglia, una concessionaria di Cadillac.

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Kusturica, che ha rimaneggiato la sceneggiatura di David Atkins allora suo allievo alla Columbia University, volge per la prima volta lo sguardo alla società americana che con i suoi modelli e stili di vita ha forgiato intere generazioni, trasmettendo a ognuna il suo sogno: c’è chi come Leo sogna di raggiungere la luna impilando una montagna di automobili o chi come Axel si rifiuta di crescere, cercando conforto nei ricordi di un’infanzia felice; e chi, come il suo amico Paul (Vincent Gallo), vuole diventare un attore famoso ed è talmente ossessionato dagli eroi dei suoi film da replicarne alla perfezione battute e movenze (memorabile la sua versione di Cary Grant in Intrigo internazionale). Il sogno però si è adombrato, e sul suo volto una volta glorioso e ottimista appaiono i segni del tempo che fanno emergere il rimpianto per un passato che è destinato a non tornare e l’amarezza per un presente che arriva a essere esorcizzato con la morte.

Kusturica mette in scena un immaginario folle che non conosce limiti: il suo è un cinema che fluttua perennemente tra i ritmi debordanti della commedia (magistralmente orchestrata la sequenza della cena con suicidio in bungee jumping), situazioni e atmosfere che sconfinano nel surreale e una drammaturgia che con un gioco di specchi e di riflessi

mette alla prova gli attori: così Faye Dunaway e Lili Taylor, madre e figliastra che si contendono gli uomini, entrambe nevrotiche, la prima con il desiderio di volare (la vediamo costruire e distruggere velivoli di ogni sorta), la seconda con manie suicide e derive spiritualiste (spera di reincarnarsi in una tartaruga). E il simbolismo continua, inarrestabile inarrivabile, tra visioni dell’Alaska, ambulanze che decollano verso la luna e pesci che prendono il volo sulle note ipnotiche di Goran Bregović e Iggy Pop (quando la musica sostanzia l’immagine rendendola densa di significati). Lontanissimo da logiche e convenzioni narrative, ed è questo il motivo della sua straordinaria potenza, Arizona Dream mostra un’assoluta devozione per il cinema, macchina dei sogni per eccellenza, che omaggia con citazioni più o meno dirette (quel palloncino rosso che percorre i cieli fino a raggiungere la stanza di Axel…) e con momenti metacinematografici che ne celebrano i miti (i filmini in bianco e nero di un Jerry Lewis che torna a indossare per qualche attimo la sua inconfondibile maschera comica), questi sì davvero immortali.

Titolo originale: id.
Regia: Emir Kusturica
Interpreti: Johnny Depp, Jerry Lewis, Faye Dunaway, Lili Taylor, Vincent Gallo, Paulina Porizkova
Genere: commedia, drammatico
Durata: 142′
Origine: USA, Francia 1993

 

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