Arizona Junior, di Joel & Ethan Coen

Il secondo lungometraggio dei Coen è un trattato antropologico sul deserto morale di una società consumistica in cui dilagano nevrosi e alienazione. Stanotte, ore 2.20, Sky Comedy

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Dopo Blood Simple, noir texano con forti ascendenze classiche dalle opere di James M. Cain e Dashiel Hammett, i fratelli Coen per la seconda opera decidono di spostarsi in Arizona e cambiare completamente registro. Dalle atmosfere plumbee e gotiche si passa alla prevalenza del grottesco e del caricaturale di Arizona Junior: siamo sempre nel sud-ovest degli Stati Uniti ma lo sguardo è influenzato dai romanzi di William Faulkner e di Flannery O’ Connor e dai fumetti di Chuck Jones e Walter Lantz.

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Il ladruncolo H.I. (Nicolas Cage) con la capigliatura alla Woody Woodpecker sposa la bella poliziotta Edvina (Holly Hunter) e vorrebbe mettere finalmente la testa a posto. Ma la coppia non riesce ad avere figli e in un lampo di follia decide di rapire uno dei cinque gemelli del magnate dei mobilifici Nathan Arizona (Trey Wilson). Attorno un campionario di stupidità umana antesignano degli ebeti di Fargo e de Il Grande Lebowski: i due fratelli Gale (John Goodman) e Evelle Snopes (William Forsythe) evasi dal carcere e partoriti dal fango; la coppia di amici Glen (Sam McMurray) e Dot (Frances McDormand) prodiga di buoni consigli e cattivo esempio; infine il cavaliere dell’Apocalisse Randall Tex Cobb (Leonard Small) che sembra appena uscito da Interceptor di George Miller e che richiama nelle frasi il predicatore Harry Powell de La morte corre sul fiume (“Sometimes it’s a hard world for the little things.”). Alla religione degli dei viene sostituita la religione del consumo: il denaro è accoppiato al successo quindi ai figli neonati oltre le vaccinazioni si deve subito intestare un libretto di risparmio. I supermercati sono le nuove chiese e H.I. sulle note dell’Inno alla gioia di Beethoven, le profana continuamente cercando di garantire un tenore di vita adeguato alla moglie Edvina. Il magnate Nathan Arizona vive in una casa gigantesca e appare continuamente in Tv con spot accalappia grulli: quando dopo il rapimento del figlio verrà intervistato dai giornalisti televisivi non tarderà a fare pubblicità al suo mobilificio.

Se il genere è quello della screwball comedy sulla falsariga delle opere di Preston Sturges, lo stile è completamente iperrealistico e diventerà nel tempo il marchio di fabbrica dei fratelli Coen: grandangoli deformanti, profondità di campo, linguaggio aulico (si cita spesso la Bibbia), fotografia luminosa (Barry Sonnenfeld), soggettive dal punto di vista dell’infante, inseguimenti spericolati con tremolante shakycam, velocissime carrellate in avanti che si fermano a pochi mm da Nathan Junior o dentro l’ugola di mamma Florence Arizona (Lynne Dumin Kitei) simulando la vertiginosa corsa della macchina da presa nell’horror La casa di Sam Raimi. La satira sociale sulla provincia americana investe sia i vertici (la battuta su Ronald Reagan) che l’alta borghesia (l’ostentazione del successo come status symbol, il manuale del dr Benjamin Spock per allevare i figli), il proletariato (il razzismo di Glen, la nevrosi logorroica di Dot) e il sottoproletariato (l’ansia da prestazione di H.I., l’invidia sociale di Edvina per il parto penta-gemellare dei ricchi). Ma H.I ed Edvina possiedono ancora una consapevolezza del loro stato che andrà dissolvendosi nei personaggi delle future opere dei Coen. I sogni di H.I e i pentimenti di Edvina riflettono questo stato conflittuale tra la necessità di sopravvivere aderendo al sogno consumistico americano (più figli, più consumatori) e il dovere morale di non cedere al compromesso. I personaggi così dalla mono-dimensionalità da comic strip diventano più profondi fino ad arrivare al finale catartico.

Presentato con successo al Festival di Cannes, girato in 10 settimane con un budget di soli 5 milioni di dollari, Arizona Junior è un trattato antropologico sul deserto morale di una società consumistica in cui dilagano nevrosi e alienazione. Nell’ultimo sogno utopistico di H.I. quello che vediamo rappresentato non è un futuro possibile ma una Disneyland distopica in cui la vita sembra un gioco in scatola dalle istruzioni illeggibili.

 

Titolo originale: Raising Arizona
Regia: Joel & Ethan Coen
Interpreti: Nicolas Cage, Holly Hunter, Trey Wilson, John Goodman, William Forsythe, Sam MacMurray, Frances McDormand, Leonard Small
Durata: 93′
Origine: USA, 1987
Genere: grottesco

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
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