“Arrugas – Rughe”, di Ignacio Ferreras


Tratto dall’omonimo graphic novel di Paco Roca, questo film d’animazione ha incantato pubblico e critica, maneggiando tematiche scomode come la vecchiaia e l’Alzheimer con una grazia mai autocompiaciuta. Ma ciò che più impreziosisce questo originalissimo cartone animato è il realismo dei personaggi, dei loro dialoghi, delle loro paure, tanto che ci sembra di conoscere ognuno di questi anziani da anni. Di tutti intuiamo stralci di giovinezza e nostalgie; grazie a una tale ricchezza di sfumature e a un umorismo mai offensivo, ogni spauracchio diventa meno temibile

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Tratto dall’omonimo e pluripremiato graphic novel di Paco Roca, edito in Italia da Tunué col titolo Rughe, questo film d’animazione ha incantato pubblico e critica, vincendo il premio Goya non solo come Miglior film nel suo genere, ma anche come Miglior sceneggiatura adattata.
La vecchiaia e l’Alzheimer vengono spesso percepiti come tematiche scomode, ancor prima che tristi. Come dispetti della vita che colpiscono chi amiamo, prima di abbattersi su di noi senza che nessuno possa fare niente. Per questo non era affatto scontato maneggiare la materia con una grazia tale da renderla poetica e mai ridondante, commovente e mai autocompiaciuta. A volte buffa, ma mai offensiva.
Il disegno nitido e minimalista suggerisce le emozioni dei personaggi grazie a poche linee espressive. Ma ciò che più impreziosisce questo originalissimo cartone animato è il realismo dei personaggi, dei loro dialoghi, delle loro paure. Ci sembra di conoscere da anni Emilio, anziano tanto convenzionale da risultare un protagonista inedito. Ex direttore di banca affetto da uno stato iniziale di Alzheimer, è scisso fra gratitudine e diffidenza verso Miguel, il cordiale e disonesto compagno di stanza nella residenza geriatrica, e decide di cautelarsi silenziosamente. Senza aneliti eroici, ma con un buon senso reso più tenero dalla gentilezza e dalla malattia. Miguel invece, pur non essendolo, ha la tempra del protagonista: quel cinismo usato come fonte di sopravvivenza, e smentito poco a poco da segnali che fanno vedere il suo stesso cinismo come una riserva di benessere anche per gli altri. Percorso da meschinità e slanci altruistici, da un fortissimo senso di protezione verso l’amico così diverso da lui, Miguel si rivela il personaggio più complesso. Talmente verosimile da suscitare una pietà maggiore rispetto agli altri pazienti, seppure meno smaliziati. Come gli adorabili Dolores e Modesto, il cui amore non viene offuscato dal gravissimo Alzheimer del marito, e viene pienamente alla luce grazie a un meraviglioso flashback, che li ritrae ancora bambini. Spesso i flashback integrano la personalità di queste anziane figure, e rientrano in quella accuratezza che le rende familiari e si ferma un attimo prima di trasformarle in macchiette. Così non appare gratuito se Ramon ripete a pappagallo le battute degli altri, o se la svanita aristocratica crede di trovarsi nel vagone di un treno. Di tutti intuiamo stralci di giovinezza e nostalgie; proprio grazie a questa ricchezza di sfumature non possiamo non amare ogni singolo personaggio. Finché perfino lo spauracchio che ricorre lungo tutto il film, quel piano di sopra dove i malati più gravi sono ammucchiati «come cianfrusaglie in soffitta», non sembra poi così temibile.

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Titolo originale: Arrugas
Interpreti: Álvaro Guevara, Tacho González, Mabel Rivera
Origine: Spagna, 2011
Distribuzione: EXIT media
Durata: 89'

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