Art College 1994, di Liu Jian

Un’animazione artigianale in 2D non sorregge adeguatamente una storia in cui non ci si riesce a immedesimare, se non in qualche raro momento. Concorso.

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Un diario di formazione collettivo. Sogni, ambizioni, desideri nella Cina all’inizio degli anni ’90, in un paese in rapida trasformazione. Il clima è simile a quello dei ritratti generazionali francesi del ’68. Un gruppo di studenti del campus della Chinese Southern Academy of Arts sta costruendo il proprio futuro. Tra storie d’amore, amicizie, ambizioni e ideali, devono decidere chi vogliono diventare.

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Carico di citazioni, da Joyce in apertura, a Voltaire, la trilogia di Il Padrino, Tutti insieme appassionatamente e D.H. Lawrence (L’amante di Lady Chatterley), Art College 1994 segue anche le dinamiche tra il teen-movie e il cinema nostalgico statunitense anni ’70. Girato in 2D, con sfondi fissi (le nuvole, i tramonti sul ponte, le stelle nel cielo), è un film dove la dimensione artigianale è l’identità estetica riconoscibile di un cineasta al terzo lungometraggio. Il film precedente, Have a Nice Day, è stato presentato in concorso alla Berlinale del 2017.

Prodotto da un team di studenti e insegnanti della China Academy of Arts, vede tra le voci anche la presenza di Jia Zhang-ke. Forse è un omaggio fin tropo diretto a un cineasta che ha saputo raccontare il cambiamento della Cina sin dai suoi film all’inizio degli anni ’90. Le tensioni ideali di Art College 1994 restano solo a livello progettuale. I protagonisti hanno bisogno di parlare (troppo) per manifestarle, rischiando anche di semplificare concetti tra la dimensione artistica e commerciale sull’arte. L’impianto figurativo, sottolineato anche dall’attenzione della componente sonora, non sorregge adeguatamente una storia in cui non ci si riesce a immedesimare, se non in qualche raro momento, con i protagonisti: un appuntamento sul ponte, una separazione sofferta, una parte finale sotto la neve. Il clima di quell’inizio degli anni ’90 resta così sulla superficie e Art College 1994 cade proprio nella trappola che voleva evitarre, quella di un film concettuale mascherata da una passione collettiva che è sicuramente sincera ma non riesce quasi mai a raggiungerci.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
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