ASIAN FILM FESTIVAL 2006 – Il sogno/incubo cinese: "Luxury Car" (Jiang cheng xia ri), di Wang Chao (Concorso

Duro, a tratti disperato, con un finale da brivido, è un film che non cerca in alcun modo l'effetto stilistico di classe alla Chen Kaige di cui Wang è stato assistente, ma procede per sottrazione, piuttosto che per accumuli, e i luoghi appaiono più significanti dei corpi, che appaiono tutti in balia di un destino assolutamente incontrollabile

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Apre con un film di grande impatto questa quarta Edizione dell'Asian Film Festival, già vincitore della "Quinzaine des réalisateurs" all'ultimo festival di Cannes.

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Luxury Car (Jiang cheng xia ri) diretto dal quarantaduenne cineasta di Nankin, Wang Chao, è una pellicola che non cerca in alcun modo l'effetto stilistico di classe alla Chen Kaige (cui è dedicata una retrospettiva e di cui Wang Chao è stato assistente), ma neppure lo sguardo furbo e disincantato dell'ultimo Zang Yimou. No, Luxury Car è un viaggio all'inferno, il dolce inferno del nuovo sogno cinese, quello delle metropoli affollate e caotiche, dove il ritmo di vita, il paesaggio urbano e i costumi sociali e culturali mutano radicalmente nel giro di pochi anni. E' qui che arriva Li Qi Ming, un insegnante che sta per andare in pensione, che ha vissuto un'altra rivoluzione, quella che negli anni Sessanta lo aveva bocciato come controrivoluzionario e lo aveva costretto ad insegnare nelle campagne. Per 40 anni Li ha vissuto, insegnato, trovato moglie e messo su famiglia nella campagna, crescendo i suoi due figli che poi hanno scelto di vivere nella grande città per lavorare. E, quando la moglie è ormai sul letto di morte, gli esprime un ultimo desiderio, riabbracciare il giovane figlio di cui non ha più saputo nulla. Ed è così che il viaggio in città (Wuhan) di Li, diventa una sorta di percorso morale, attraverso la crescita economica, la mutazione sociale e il decadimento etico del Paese. Li prima ritrova la giovane figlia Yanhong, che lo ospita, e che cerca di nascondere la natura equivoca del suo lavoro di "hostess" in un locale di Karaoke, poi trova l'amicizia e la collaborazione di un vecchio poliziotto alla soglia della pensione, che lo aiuta nella ricerca del figlio scomparso.


Ma la ricerca si rivelerà solo una tragica illusione, con echi alla Hardcore di Schrader, con cui questo film condivide la scelta di uno sguardo che procede per sottrazione, piuttosto che per accumuli, dove i luoghi appaiono più significanti dei corpi delle persone, che appaiono tutte in balia di un destino assolutamente incontrollabile.


Duro, a tratti disperato, con un finale da brivido, con Yanhong che partorisce il figlio "della colpa", del suo datore di lavoro, gangster da due soldi che viene fatto fuori da un rivale, mentre il padre disperato per la perdita del figlio guarda nel vuoto un futuro che sembra, per lui, persino peggiore del terribile passato.

La scheda del film sul sito dell'Asian Film Festival

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