ASIAN FILM FESTIVAL 2006 – "Loft" (Rofuto), di Kiyoshi Kurosawa (Concorso)

Deviazioni dello sguardo. Kurosawa inganna e gioca con l'occhio, lo manipola e gli fa seguire false piste, lo sorprende con le sue apparizioni, cifra unica e visionaria, vera 'firma' del suo cinema. E' là il vero terrore, nello sguardo dei protagonisti che si voltano a guardare – non in quello che guardano o che credono di vedere, ma dentro loro stessi

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Deviazioni dello sguardo. Kurosawa inganna e gioca con l'occhio, lo manipola e gli fa seguire false piste, lo sorprende con le sue apparizioni, cifra unica e visionaria, vera 'firma' del suo cinema. Così lo sguardo è indotto, spinto verso angolazioni e particolari apparentemente di primo piano e poi, sempre nuovamente, sorpreso dal soprannaturale. Fantasmi che non spaventano – come accettati, ineliminabili dalla vista e dalla coscienza – per una 'paura' che nell'opera del regista giapponese prende la forma definitiva dell'inquietudine: sensazione/sentimento molto più profondo e duraturo delle scosse puntuali e temporanee tipiche del genere, atmosfera pervasiva che oltrepassa i confini spazio-temporali del film.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Acqua e fango. Di fronte a un intreccio che sfugge a ripetizione i percorsi logici e i tentativi di ricomposizione, scioglimento e risoluzione, viene quasi da chiedersi che cosa sia davvero la mummia di Loft (topos dell'horror, che dal 'luogo comune' non potrebbe essere più lontana), che cosa sia l'acqua che ritorna ciclicamente veicolata dal montaggio, che cosa sia il fango che accomuna i luoghi ai personaggi femminili del film. E' forse rappresentazione simbolica, ma che ancora una volta sfugge (in coerenza con il tema generale, del resto) a didascalie e razionalizzazioni. Perché sembra proprio questa la direzione cui tende tutta l'architettura di Loft, con il suo non-distinguere sogno, visione e flashback, minacce vere e pericoli apparenti, ricordi alterati e ricordi reali: abbiamo a che fare (forse) con sensi di colpa, segreti, dubbi indicibili – non ci è dato saperlo. Come non ci è dato sondare, nemmeno per un istante, l'inconoscibilità dell'individuo. Così Kurosawa gioca a simboleggiare qualcosa dentro un campo che già è sottratto alla conoscenza, figuriamoci all'interpretazione.


Kurosawa è l'horror/atmosfera. Che lascia segni senza uso (o con uso minimo) degli espedienti classici, dalla colonna sonora ad hoc ai climax terrorizzanti. E riuscendo comunque a sorprendere, a deviare sempre dalle aspettative, immergendo i personaggi in un ambiente che, in modo apparentemente insensibile, vive di vita propria e, senza dannarli, li condanna. E così la sua opera centra la vera essenza del genere – non segni visibili, non superficie, ma profondità degli antri delle relazioni umane, delle pulsioni, della dimensione che non si vede e non si tocca. E' là il vero terrore, fatto di spazi vuoti, movimenti appena percettibili. E' là, sul volto, nello sguardo dei protagonisti che si voltano a guardare – non in quello che guardano o che credono di vedere, ma dentro loro stessi. E non può essere altro, dunque, che invisibile, intuibile, insondabile.


 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative