Asian Film Festival 2006

Parte venerdì a Roma la IV edizione dell'Asian Film Festival. Nei cinema Madison e Missouri dal 1 al 9 dicembre si vedranno le opere dei più importanti cineasti dell'Estremo Oriente tra cui Tsai Ming-Liang, Johnnie To, Takashi Miike, Kiyoshi Kurosawa, Cheng Yu-chieh e Royston Tam. E il 29 e 30 novembre al Detour Anteprima della Retrospettiva Chen Kaige

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Giunto alla IV edizione l'Asian Film Festival continua a ritagliarsi uno spazio sempre più unico e affascinante nel panorama festivaliero nazionale. Prosegue il suo percorso di avvicinamento a una cinematografia così ricca ed eterogenea come quella orientale e si rilancia confermando l'ambizioso progetto di cui si fa portavoce: uno scambio culturale intenso tra l'Italia e i paesi del sud-est asiatico che deve essere soprattutto luogo d'incontro e di condivisione sugli universali temi dell'uomo, come suggerisce anche l'On. Elisabetta Gardini, presidente di giuria di questa IV edizione.

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E mai come quest'anno la manifestazione romana appare tanto stimolante e qualitativamente valida. Sorprende, in particolar modo, il programma dei film in concorso, così perfettamente equilibrato e suggestivo nella commistione tra grandi maestri (Takashi Miike, Kiyoshi Kurosawa, Johnnie To, Tsai Ming-Liang) e giovani autori estremamente promettenti, come ad esempio il taiwanese Cheng Yu-chieh di Do Over, già presente a Venezia 63 nella 'Settimana della critica' e Royston Tam, giovanissimo cineasta di Singapore su cui il Direttore Antonio Termenini e il Comitato di selezione confidano particolarmente, vista l'assidua partecipazione con due pellicole, 4:30, in concorso, e 15, inserito nella sezione 'Focus on Singapore', più una decina di cortometraggi. 'Focus on Singapore'  è poi una vetrina estremamente indicativa della linea 'esplorativa' che l'Asian anche quest'anno ha cercato di perseguire, ovvero la necessità di allargare lo sguardo non solo a quelle cinematografie la cui importanza internazionale sembra ormai consolidata (Giappone, Corea del Sud e Cina), ma anche verso territori meno conosciuti e ugualmente sorprendenti per vitalità e sperimentalismi estetici (Taiwan, Singapore, Vietnam). A tal proposito per la prima volta il concorso vede la presenza di ben due film vietnamiti: Pao's Story di Ngo Quang Hai e Living in Fear di Bui Thac Chuèn, senza dimenticare l'atteso documentario, fuori concorso, The sound of the violin in My Lai, resoconto tragico del terribile massacro del 1968 avvenuto durante la Guerra del Vietnam..

Per quanto riguarda la sezione monografica, dopo gli illustri ospiti delle passate edizioni (Tsai Ming-Liang, Hou Hsiao Hsien), la retrospettiva di quest'anno è dedicata a Chen Kaige, cineasta irregolare ma di rara grandezza figurativa, manierista autore di importanti film come La vita appesa a un filo, Addio mia concubina e Le tentazioni della luna. Talento poliedrico, capace anche di vorticose e sottovalutate incursioni nel cinema epico (L'imperatore e l'assassino), Chen Kaige resta ancora oggi l'unico autore cinese ad aver vinto la palma d'oro al Festival di Cannes (nel 1993 proprio con Addio mia concubina). Doverosa quindi una riscoperta critica e non solo, in attesa della sua ultima fatica The Promise (Wu Ji), wuxiapian ipertrofico che il festival presenterà in anteprima nazionale dopo un incredibile successo commerciale in Oriente.


L'Asian Film Festival, la cui programmazione si terrà a Roma nei cinema Madison e Missouri dal 1 al 9 dicembre e che da quest'anno sarà legato anche all'Asia Media Tourism Expo, evento parallelo di carattere turistico e commerciale, continua quindi la sua avventura, celebrando un cinema sempre più all'avanguardia per vigore poetico, complessità, libertà espressiva e ricchezza contenutistica. Un cinema che, dalle altre parti del mondo, quasi tutti non possono che guardare con stupore e un pizzico d'invidia.

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