Asian Film Festival 2007 – "It's a Wonderful Life" di Ronald Cheng (Concorso)

L’esordio come regista di Ronald Cheng – uno degli attori più in voga presso il grande pubblico di Hong Kong – è una commedia surreale dagli evidenti toni parodistici, molto sbilanciata e figlia di un cinema per ora troppo pianificato nella sua presunta irriverenza per individuare un percorso autoriale convincente

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wonderful lifeRonald Cheng è uno degli attori più importanti del panorama attuale hongkongese. It’s a Wonderful Life segna il suo debutto dietro la macchina da presa e conferma la sua indole per i prodotti commerciali ed esplicitamente parodistici. Questa opera prima ricorda infatti molto da vicino lo spirito di certe commedie hollywoodiane, con l’aggiunta di alcune spiazzanti stravaganze tipiche di certo cinema asiatico. Thunder (R. Cheng) è un semidio che scende in Terra per aiutare con i suoi poteri la famiglia dell’amico Ding Dong. La società degli umani è ingiusta e difficile e Ding Dong è costretto ad affrontare quotidianamente umiliazioni e crisi di ogni genere: una moglie artista che lo trascura, un cognato indebitato e una sorella ninfomane. L’arrivo di Thunder sistemerà le cose tra situazioni ora comiche, ora rocambolesche, con citazioni sparse che vanno da The Banquet di Feng Xiaogang a Una settimana da Dio di Tom Shadyac con Jim Carrey. Sotto diversi punti di vista il cinema di Cheng è assimilabile a quello sbilanciato di Jeff Lau, il regista di A Chinese Odissey e A Chinese Tall Story, quest’ultimo presentato in concorso proprio nella scorsa edizione dell’Asian Film Festival. Se Lau però oltre a concepire un cinema maggiormente epico ed esteso, riesce nella sua follia stordente e ingenua a masticare visioni iperboliche e profondamente anarchiche, l’opera di Ronald Cheng nasconde più furbizia orizzontale che ispirazione pura. Per quanto non manchino momenti ispirati e una certa sensibilità emotiva, l’esordio di Cheng è troppo pianificato nella sua presunta irriverenza per individuare un percorso autoriale convincente. Dietro le incursioni kitsch e grottesche c’è una consapevolezza metafilmica talmente dichiarata da farci credere che It’s a Wonderful Life sia un film molto meno sincero e libero di quanto possa sembrare a una prima lettura.

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