Asian Film Festival 2007 – "The Last Communist", di Amir Muhammad

The Last Communist è un documentario sulla vita di Chin Peng, storico leader della lotta malese contro la dominazione britannica. Amir Muhammad alterna la ricostruzione della sua esistenza ad un'interessante indagine sulla Malesia contemporanea, ma non riesce del tutto ad evitare la trappola della semplificazione agiografica e della beatificazione del suo protagonista.

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L’ultimo comunista del titolo è Chin Peng, leader del partito malese e protagonista della lotta contro l’occupazione britannica: la sua vita, divisa in diverse fasi di formazione e in ordine rigorosamente cronologico, è l’oggetto del documentario di Amir Muhammad.
La scansione fortemente serrata della sua evoluzione da umile provinciale a capo della resistenza all’occupazione coloniale britannica permette al regista un viaggio-indagine nella Malesia d’oggi, che si sviluppa attraverso l’esplorazione dei luoghi e delle cittadine che Chin Peng ha toccato nella sua lunga esistenza: mentre delle didascalie elencano le sue tappe di formazione culturale e politica, la macchina da presa si dedica a lunghi contributi sulla variegata popolazione malese contemporanea, tenendosi sempre lontana dalla capitale Kuala Lumpur: venditori di pompelmi, chioschi di granite, militanti musulmane, proprietari di biciclette, fabbricanti di carbone, diverse facce di una società ancora povera e serbatoio per le vicine potenze economiche.
Questo singolare contrasto tra la ricostruzione storica e l’attenzione al piccolo quotidiano assume una valenza fortemente ideologica: il comunismo ha salvato la società malese, dando alla popolazione quell’umiltà e quella coscienza civile necessaria a sopportare la persistenza di un colonialismo solo apparentemente più elastico? In più, Amir Muhammad inserisce degli intermezzi non si capisce quanto volutamente grotteschi, che ripropongono in versione da musical vecchie canzoni di propaganda (con parole che suonano come “se il mondo ha bisogno di alluminio e di pneumatici, la Malesia è pronta a fornirgli le materie prime!”), che si affiancano ad effetti di trasfigurazione comica (ralenti e improvvise accelerazioni) nel corso delle interviste.

Sono queste le felici caratteristiche di The Last Communist: sicuramente le più interessanti, sia dal punto di vista dell'analsi sociale che da quello delle scelte stilistiche. Infatti, verso la fine la narrazione e gli interventi si concentrano per lo più sulla rievocazione della resistenza e dell’eroica guerriglia nella giungla, con la partecipazione di autentici veterani. Le contraddizioni e i tragici errori del partito comunista dopo l’indipendenza vengono liquidati in modo troppo sbrigativo, come naturali errori di gioventù. I fuochi d’artificio finali nel giorno dell’anniversario dell’indipendenza sono l’esito naturale di un documentario che verso il suo epilogo concede troppo alle pretese della retorica e della beatificazione del suo protagonista.

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