Asian Film Festival 2007 – "The White Silk Dress", di Huynh Luu

Film per molti aspetti istituzionale, The White Silk Dress è l'affresco del periodo più importante della storia del Vietnam, dalla guerra d'indipendenza contro i francesi a quella di unificazione contro gli americani. Huynh Luu sceglie di narrare la Storia dal punto di vista di un umile nucleo familiare, che rivela il suo eroismo attraverso la strenua sopportazione delle avversità e dei lutti inevitabili.

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The White Silk Dress possiede tutte le caratteristiche per poter passare come un film istituzionale, soprattutto per quegli elementi che rivelano una produzione relativamente ricca. Una capacità di mezzi percepibile non solo nell’attendibile ricostruzione d’epoca, ma anche nell’allestimento di scene di massa di grande impatto.
Il progetto di Huynh Luu è infatti ambizioso: narrare il momento storico più importante della storia del Vietnam, dalla guerra d’indipendenza contro i francesi a quella di unificazione contro gli americani. Nel raccontare queste vicende che partono nel 1954 e finiscono nel 1975, il regista ha scelto di abbandonare il tono dell’epopea militare, e di sposare lo sguardo di un umile nucleo familiare che abita nei pressi di Da Nang.
In The White Silk Dress la Storia sembra infatti correre sottotraccia, i vietcong e gli americani restano figure sullo sfondo, raramente presenti nella loro fisicità, mentre i due schiavi Gu e Dau vengono liberati dal Vietminh e si spostano al Sud, sotto il regime di Diem, mettendo su famiglia in una catapecchia sul mare costantemente allagata (non a caso una delle figlie verrà chiamata "Inondazione"). La prospettiva adottata sembra dettata da una precisa volontà materialista: quella di raccontare le vicende politiche dal basso, da persone che subiscono le tragiche conseguenze dei fatti, piuttosto che esserne protagonisti attivi. Come se gli eventi fossero indipendenti dalla loro volontà, dai loro desideri e dai loro progetti.

Da questa visuale dei “vinti” le piccole conquiste sono la sopravvivenza, il commercio dei molluschi, le avversità delle alluvioni, il riscatto dalla povertà attraverso l’educazione scolastica delle loro quattro figlie. Nessuno dei due genitori fa nulla di tipicamente eroico, come partecipare alla guerriglia: in più, i loro tentativi di donare un futuro migliore alla loro prole – subendo ogni sorta di umiliazione fisica e morale, da parte dei vietnamiti "ricchi" – vengono continuamente frustrati nel momento in cui la Storia, nascosta ma sempre minacciosa (il rumore continuo di elicotteri che non si vedono), viene a riscuotere il suo ruolo da protagonista.
Per questo lungo racconto, Huynh Luu aveva bisogno di forti collanti drammatici, oggetti ricorrenti che tenessero insieme l’intera narrazione, basata per lo più su un'intensa storia d'amore: il vestito di seta bianco accorre in aiuto di questa necessità, passando come testimone (è l’unico oggetto di valore posseduto dalla famiglia) da padre a madre, come regalo di nozze (in realtà poi i due non si sposeranno mai), fino alle figlie, diventando alla fine il simbolo unico della strenua lotta del popolo vietnamita di fronte alle avversità e agli inevitabili lutti, un emblema non-eroico di dignità e di sacrificio.

The White Silk Dress rispecchia la sua stessa ambizione di film celebrativo, dovendo scontare a volte il prezzo di una costruzione drammatica necessariamente retorica: sembra diviso in momenti di sofferenza umile e silenziosa, e in altri in cui invece lo sdegno si fa collettivo, pescando a piene mani dall'iconografia dell'epoca (foto di persone in fuga, di esecuzioni di massa, di madri che piangono i loro bambini uccisi dai bombardamenti americani). Huynh Luu alterna momenti intimi ad altri che evidenziano la frattura sociale, la perpetua condizione di schiavi dell’uomo e della donna (in una forzatura contro-natura, Dau è costretta a porgere il seno, il proprio latte materno, ad un vecchio e ricco notabile, per poter sfamare le proprie figlie): dettagli che vengono esasperati in vista dell’esaltazione finale, della ricomposta e sofferta unità nazionale.

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