ASIAN FILM FESTIVAL 2011 – "When love comes", di Chang Tso-chi (Concorso)


Chang Tso-chi, già assistente di Hou Hsiao-hsien, con When love comes ci fa assistere ad una ennesima variazione sui temi della famiglia che nonostante la larga frequentazione cinematografica dell’argomento, risulta di una certa originalità. Senza i fasti di un affresco familiare il film racconta della solidità dei rapporti familiari grazie ad una incondizionata solidarietà e dentro i quali si assiste alla faticosa trasformazione della protagonista.

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When love comesCon When love comes assistiamo ad una ennesima variazione sui temi della famiglia. I tratti di questo dramma agrodolce, o, se si preferisce, di questa commedia un po’ amara, pacificatorio melodramma familiare, riescono, nonostante la larga frequentazione cinematografica dell’argomento, a risultare di una certa originalità. Tutto ruota attorno a Laichun ragazza poco più che adolescente che attraversa quella complicata fase della vita in cui si scopre l’amore, il sesso e si sente forte il desiderio di affrancarsi dalla famiglia. In questa ribellione, che in nulla differisce da quelle di casa nostra, Laichun ricerca una propria strada, ma una gravidanza non prevista muta i suoi piani e stravolge il clima familiare. D’altra parte la sua è una famiglia anomala, suo padre detto Faccia scura ha due mogli che, contrariamente al pensiero dominante, vanno d’accordo tanto da sembrare parenti. Jie è lo zio di Laichun, è ritardato, ha il comportamento di un bambino in un corpo da adulto, ma disegna splendidamente. Il nonno e la sorella completano il quadro familiare della protagonista che dentro questo nucleo trova, nonostante tutto, quella dimensione interiore necessaria per portare avanti la sua gravidanza.

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È proprio quello della nascita il momento della vita che Chang Tso-chi, intende chiaramente sottolineare, per la suo connaturato valore metaforico. In questa consueta simbologia non è casuale e neppure troppo originale che il film si apra e si chiuda con un parto. Ma nonostante questo When love comes è geneticamente differente da un affresco familiare. Non vi è nulla da celebrare, siamo di fronte ad una famiglia senza blasone, che deve solo sbarcare la vita e il lunario con il proprio ristorante e così, nel fluire del tempo, la solidità dei rapporti trasforma gli effetti delle situazioni e tra il grigio affiora la speranza. Già dal titolo, che sembra l’inizio di una frase da completare con una positiva affermazione finale, ne conferma l’assunto. L’elemento che tiene unita la famiglia, che diventa tratto saliente nella fitta trama di relazioni tra i personaggi, risiede nel segreto, nel patto non scritto tra i componenti di questo quadro familiare che prevede l’estrema disponibilità alla solidarietà. La famiglia di Laichun strampalata e fuori dalle regole, grazie a queste regole vive e si rafforza, nonostante i guai (la morte del padre, la stessa gravidanza di Laichun). All’interno di queste vicende è piacevole seguire la metamorfosi di Laichun che non vuole essere considerata una ragazza leggera e disponibile solo perché aspetta un figlio da un ragazzo che ha amato e che l’ha lasciata. La trasformazione prende avvio proprio all’interno dei rapporti familiari, dalla rete di relazioni di cui comprende la profonda solidarietà. Chang Tso-chi, che fu già assistente di Hou Hsiao-hsien in Città dolente, non calca mai la mano, e continuando a riflettere sui “tempi della vita”, lascia che i fatti parlino da soli, pur essendo il film molto scritto e i dialoghi ne costituiscano una parte decisiva. Sono proprio questi a farsi rarefatti nel finale, quando questa faticosa trasformazione della ragazza in donna, ha ormai compiuto il proprio corso. Quando ormai Laichun potrà aggirarsi tra le sale del ristorante mostrando, orgogliosamente, la propria gravidanza e quando, nella nemesi storica che anche nei piccoli cicli accade, lei stessa si troverà a partorire, così come era accaduto a sua madre, all’inizio del film, tra gli  avventori del locale. In questa due vite che cominciano c’è il ciclo vitale di un mondo familiare che perpetua, nel tempo, i propri dolori e le proprie felicità.

 

 

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