Asian Film Festival 2025 – Indizi del concorso
Dei titoli del concorso che affrontano tematiche diverse, rendono centrale l’interesse per la famiglia, i legami con la terra e le proprie radici, in isolati contesti rurali o persi nel caos urbano.

Per raccontare una realtà estesa e variegata come quella asiatica bisogna guardare oltre l’omologazione e l’appiattimento, bisogna accostare l’armonia della natura nelle piane rurali ai grattacieli di città ultramoderne. È quanto prova a fare l’Asian Film Festival 2025 di Roma, giunto alla 22ª edizione, cioè presentare una raccolta di titoli indicativi di una direzione e che hanno uno sguardo originale su una realtà dotata di inesauribili fonti di ispirazione. Tra i titoli in concorso, politica e religione, misteri e delitti feroci, gioia ed allegria, si intrecciano a formare una tela ora di grana sottile ora più grossolana.
Il film thailandese Regretfully At Dawn di Sivaroj Kongsakul parla un linguaggio silenzioso, raccoglie i sussurri e l’armonia di una storia dolcissima, quella di un nonno a cui la vita ha riservato il privilegio di occuparsi della nipote ancora bambina. Un ritratto fatto di premura, di sorrisi innocenti e ricordi in formazione, fatto di abbracci e malinconia. Una serenità che si trasmette da una campagna complice, immobile e rumorosa di un gradevole cicalio che mormora indisturbato sulle vicende umane. Il presente bucolico però non è una bolla, e da quel tempo sospeso andranno prese delle decisioni importanti per il futuro della piccola, ed operate delle scelte proprio quando vorremmo il mondo restasse immobile nella sua perfezione. Molto interessante la gestione del conflitto, reso uno strumento depotenziato e latente, nascosto nei dettagli inquieti o nel latrato di un cane spaventato da una figura che arriva dalla notte come un’ombra.
Nell’indonesiano Tale of the Land di Loeloe Hendra Komara l’aspetto naturale è ancora più esasperato, e si capisce sin dal principio, quando all’orizzonte vediamo una casa circondata dall’acqua. Protagonisti della storia curiosamente anche qui sono una ragazza e suo nonno, ma la loro unione è amara, una triste eredità degli antenati, che alla giovane ha riservato una terribile maledizione, quella di non poter lasciare mai la casa galleggiante in cui vive. Quando prova a toccare terra infatti si sente male fino a perdere i sensi. L’elemento estetico serve stavolta a sottolineare drammaticamente le scene evidenziando le crepe di un rapporto logoro, un elastico ripreso in un momento di espansione, mentre nascono le distanze. La famiglia occupa ancora un posto centrale, ma la tensione strisciante diventa scoperta, mette in discussione la tradizione ed i suoi rituali, senza dimenticare il lato spirituale, il simbolismo degli animali sacri, le preghiere e gli scongiuri.
Con il film birmano MA – Cry of silence di The Maw Naing il discorso diventa politico. Il Myanmar nel 2021 è stato vittima di un colpo di stato militare che ha portato all’arresto di Aung San Suu Kyi. Gli scontri e le violenze dilaganti nel paese sono inserite nel racconto a latere, in forma documentaristica , mentre nella trama principale finiscono le operarie sfruttate da un’azienda tessile, controllate da un guardiano sadico, e lasciate per mesi senza paga.
Il tema del lavoro non regolamentato e soggetto a vessazione diventa un punto di non ritorno e condurrà ad uno sciopero con tanto di braccia alzate al cielo e cartelloni e slogan gridati a gran voce. Una protesta contro un mondo dove le donne rivendicano rispetto e diritti e sono soggette a ritorsioni e ricatti per il solo fatto di alzare la testa. Imperfetto, pieno di ingenuità e soluzioni visive rivedibili, ha il merito di trasmettere un messaggio chiarissimo. Di far sentire una voce dal medioevo in cui il paese è stato precipitato dall’esercito.
Quella di The Unseen Sister di Midi Z è invece una storia con uno stilema di finzione, un thriller metacinematografico che coinvolge due sorelle rimaste lontane per anni. Quando si ritrovano sono entrambe sulla soglia di una svolta: Qiao Yan vive a Pechino ed è un’attrice famosa e ricchissima, ormai svuotata dall’ipocrisia e dalle menzogne del mondo dello spettacolo, affiancata da un agente senza scrupoli, sua sorella che arriva dal Myanmar è incinta, e sta cercando il marito fuggito dai debiti, un cialtrone avido ed inaffidabile. Il finale forse è eccessivo e pleonastico, ma alle buone performance delle protagoniste si può unire il merito di trovare in mezzo a sangue e bugie, sospetti, tradimenti e scheletri, il modo di ritrovare le origini. Lontano dal fasullo, dalle cene di convenienza, dai sorrisi forzati, lontano dalle luci della ribalta e dai partner inaffidabili, nella confusione dell’anonimato, tra la folla indifferente.