"Aspettando il sole", di Ago Panini

vanessa incontrada in aspettando il sole

L'esordio cinematografico di Ago Panini non manca certo di originalità: si pone come una black comedy ambientata in un non-luogo, con aperti riferimenti cinefili. Si impegna a dilatare il tempo del racconto, a deformarlo con pause e rallentamenti onirici. Il gusto del grottesco tradisce però il ricorso alla strada facile, alla necessità di affidarsi al cabaret di Bebo Storti e di Massimo De Lorenzo.

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vanessa incontrada in aspettando il soleLe suggestioni che animano l’esordio cinematografico del pubblicitario Ago Panini si fanno evidenti tramite la televisione che resta costantemente accesa in molte delle camere del Bellevue Hotel, unico set del suo Aspettando il sole: Detour di Edgar G. Ulmer e La notte dei morti viventi di George A. Romero. Venature noir e tinte horror, per un film ambientato di proposito in un non-luogo, e che tenta di porsi in modo paradossale rispetto al concetto di tempo, ambizione resa esemplare dall’orologio della reception, che scandisce le ore dell’intreccio, pur avendo sempre bisogno di essere riavviato. Da una parte, infatti, rispetta in modo sin troppo rigoroso le unità aristoteliche, dall’altro le supera con continui ritorni, riferimenti surreali ed onirici (la partita a scacchi tra Giuseppe Cederna e la termite gigante: un intermezzo gustosamente cronenberghiano) e pause (il rallentamento – pura durata cinematografica – su Raul Bova al telefono con la fidanzata adolescente).
Aspettando il sole non manca certo di originalità: probabilmente, il suo modello di riferimento è un certo tipo di cinema alla Ferreri: non solo per l’ostentazione del lato grottesco delle situazioni messe in campo, quanto più per il modo in cui Panini (anche sceneggiatore) cerca di studiare i suoi personaggi come se fossero sottovetro, come il portiere dell’albergo che conserva la sua colonia di termiti sul bancone. Un’umanità variamente squallida e vista con una lente deformata, verso cui non prova alcuna compassione, se non nel bacio (visto però con gli occhi di un regista di film hard) tra Vanessa Incontrada e Corrado Fortuna. Gli si può perdonare il fatto di aver messo attori in condizioni insolite (Garko fa il rapinatore imbranato, la star spagnola la pornodiva, Bova l’innamorato respinto con un marcato accento ciociaro), ma alla fine Aspettando il sole sembra comunque in difetto di qualcosa.
Forse per il modo in cui cerca in ogni caso di essere una commedia, per l’ostinazione del non-sense che fallisce. Per il modo in cui la risata – nonostante lo slang da finto borgataro di Santamaria – sia strappata solo dagli eccessi cabarettistici di Bebo Storti e di Massimo De Lorenzo: accenti francamente incongruenti, con le atmosfere da sofisticata black comedy che il film si propone.
Come se l’ossessione dell’ilarità fosse un bene (o un male) irrinunciabile.

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Regia: Ago Panini
Interpreti: Claudio Santamaria, Giuseppe Cederna, Vanessa Incontrada, Gabriel Garko, Bebo Storti, Raul Bova, Claudia Gerini
Distribuzione: Mikado
Durata: 96’

 

 

Origine: Italia, 2008

 

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