Assolo, di Laura Morante
Una commedia corale dove la regista-attrice è comunque la prima donna in scena, che manga della leggerezza delle commedie francesi e, nel temtativo di filmare l’ansia, la trasmette soltanto

Gli uomini della (sua) vita. In Ciliegine, primo lungometraggio diretto da Laura Morante, il personaggio di Amanda se ne teneva alla larga. In Assolo invece l’esistenza di Flavia ne è continuamente condizionata. Entrambi sono interpretati dall’attrice. Come una vita allo specchio, tra l’arte della recitazione e (forse) tracce autobiografiche, in una commedia corale dove l’itinerario è comunque tracciato dalla sceneggiatura scritta dalla stessa morante assieme a Daniele Costantini.
Flavia è una donna che ha superato i 50, ha alle spalle due matrimoni e una relazione con un uomo sposato. Ora è sola ma è come dipendente da tutti. A cominciare dai due ex-mariti e le loro mogli, i figli e le amiche. Cerca così di ritrovare una propria autonomia, dalle lezioni di scuola guida alla seduta con la sua psicanalista, la dotrtoressa Grünewald interpretata da Piera Degli Esposti.
Forse nei suoi film come regista c’è tutto lo spazio che l’attrice cerca. Quello attraversato prima in modo più silenzioso (Moretti, Bertolucci, Amelio), poi invece più marcato (Muccino, Castellitto). Cercando quella grazia della parola di un cinema che potrebbe provenire da una pièce teatrale come quello francese (l’inizio con il sogno della sua veglia funebre, il colbacco in testa dove sembrano essere presenti dei precisi rimandi ad Alain Resnais), la cineasta lascia trasportare il suo personaggio in balia degli eventi, quasi sospeso tra la dimensione reale e quella onirica. Quasi un film che cerca di fermare il tempo, che ha paura della vecchiaia, dove l’attrice arriva a una resa dei conti con se stessa. Pur circondata da un gruppo di attori che riescono anche a ritagliarsi una loro identità (Piera Degli Esposti, Francesco Pannofino, Marco Giallini, Gigio Alberti, Lambert Wilson, Carolina Crescentini, Emanuela Grimalda, Antonello Fassari, Angela Finocchiaro, Donatella Finocchiaro, Eugenia Costantini, Edoardo Pesce, Filippo Tirabassi e Giovanni Anzaldo), sulla scena però rimane principalmente la Morante tanto che tutti i personaggi non sono autonomi se non si interfacciano con lei.
Rispetto ai migliori esempi del cinema francese, Assolo manca però di leggerezza. Si sente il peso nei dialoghi (il gioco di parole acqua-ocqua), nelle situazioni tirate al limite (l’inseguimento della psicanalista), nella ricerca forse (in)volontaria dei fellinismi di maniera (la festa con le trombe e i palloncini). Le stesse scene delle lezioni di scuola guida, forse i momenti più comici del film, sono privi di quell’allegria presenti invece in quelle di La felicità porta fortuna. Happy Go Lucky di Mike Leigh.
In Assolo ci si guarda, ci si insegue, ci si spia, si creano appostamenti, come quelli di Angela Finocchiaro al suo ex-marito. Personaggi che vogliono segnalare la propria presenza, quasi metafora dello stesso film che grida “Io ci sono”. E fa di tutto per farsi notare. Con una voce fuori-campo che sembra quasi una proiezione dell’io e andava molto più contenuta. O attraverso situazioni improbabili dove la ragazza del figlio chiede: “Posso andare in bagno” durante una discussione a tre. Sembra esserci in Assolo una spinta continua a filmare l’ansia. Mentre in realtà la trasmette soltanto.
Regia: Laura Morante
Interpreti: Laura Morante, Piera Degli Esposti, Francesco Pannofino, Lambert Wilson, Marco Giallini, Donatella Finocchiaro, Antonello Fassari, Gigio Alberti, Emanuela Grimalda, Carolina Crescentini, Eugenia Costantini, Edoardo Pesce, Filippo Tirabassi, Giovanni Anzaldo
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 97′
Origine: Italia/Francia 2015