Atomica Bionda, di David Leitch

Fingendo di metterlo a nudo, il film fa di tutto per nascondere il suo interesse primario per il corpo di Charlize quasi se ne vergognasse, “vestendolo” di una noiosa stratificazione vintage

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Il nuovo film di David Leitch (tratto, manco a dirlo, da una graphic novel) tenta di fondare interamente il proprio fascino sulle prodezze fisico-balistiche dei mirabolanti stunt ripresi con la prevedibile verosimiglianza dell’esperto in materia (il regista, com’è noto, ha fatto il cascatore per una vita) in pianosequenza arzigogolati da coreografia “pesante” (la nostra eroina è tutto tranne che infallibile, l’aspetto più inedito è probabilmente la sua fatica, la sua vulnerabilità durante i corpo a corpo, la fragilità del respiro affannato e la poca grazia con cui spacca gli oggetti addosso ai cattivi come risoluzione finale…). Per Charlize Theron si tratta del terzo ruolo di fila nel campo di gioco dei maschietti, dopo Fury Road e Fast and Furious 8, e anche stavolta la suggestione corre alle sue vicende biografiche, come quando davanti a Immortan Joe, prima di strappargli via il respiratore gli urlava in faccia “Ti ricordi di me!?!”.

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In ogni caso, Atomica Bionda fa di tutto per nascondere il suo interesse primario per il corpo di Charlize quasi come se se ne vergognasse, “vestendolo” di una vicenda stracolma di incroci e personaggi di spie e agenti doppiogiochisti in giro per questa Berlino due giorni prima della caduta del Muro che è più che altro un mood, un look, una playlist di hit teutoniche (da Bowie a 99 Luftballons, va senza dire). Verrebbe quasi da mettere a confronto l’approccio di Leitch con quello dello “scandaloso” Walter Hill di Nemesi, che gioca con una simile baldanza da comic stilizzato per una sorta di remake smascherato di Johnny il bello, un gioco impazzito anti-Sense8 che porta alle estreme conseguenze l’approccio openminded sulla gender fluidity mentre moltiplica e affastella le cornici e i codici narrativi. Ma se dietro alle sparatorie alla hongkonghese del film di Hill si cela un lucidissimo percorso di messa a nudo del genere (?) che prosegue gli intenti del precedente Bullet to the head, Leitch ottiene con Atomica Bionda il risultato opposto, quello di seppellire l’epidermide sotto i mille strati del giochetto formale, dell’effetto vintage da blockbuster turistico al quale non va mai di dichiarare la propria anima di film di Cynthia Rothrock (…la prima atomica bionda) con budget almeno quintuplicato (anche stavolta, Soderbergh è già stato qui…).

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In mezzo a questa confusione di intenti e in questa direzione saffica che tiene insieme Assignment Atomica BiondaSofia Boutella si conferma visione suadente di difficile se non impossibile categorizzazione, come la sua Mummia nel film di Kurtzman, o il suo abissale crossdressing michaeljacksoniano di qualche anno fa per il video di Hollywood Tonight. La ballerina francoalgerina è la spia lesbica che intreccia una storia d’amore con Theron in Atomica Bionda, e nonostante si tratti di un purissimo segno di ammiccamento nei confronti della tendenza attuale hollywoodiana, Boutella regala al suo ruolo un’ambiguità molto potente, che sorpassa la partita di attrazione e bugie tra agenti segreti – davvero, la giovane Sofia avrebbe potuto interpretare il/la protagonista di Nemesi quasi con la stessa precisione di Michelle Rodriguez, e su corpi come i loro si fonda probabilmente la resistenza non allineata e trasversale, spigolosa e sfuggente, senza appartenenza e senza patria, ma ancora strenuamente possibile all’interno della narrazione dominante (leggere per credere).

Titolo originale: Atomic Blonde
Regia: David Leitch
Interpreti: Charlize Theron, James McAvoy, Sofia Boutella, John Goodman, Toby Jones, Eddie Marsan, Daniel Bernhardt, James Faulkner, Jóhannes Haukur Jóhannesson, Roland Møller
Origine: USA, 2017
Distribuzione: Universal
Durata: 115′

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