Atti degli apostoli, di Roberto Rossellini

Cinema diviso tra invenzione visiva, ridotta al minimo ogni drammatizzazione, e ansia di restituire il mai saturo e godardiano “splendore del vero”. La 5° parte domenica 16, ore 4.20, Rai 3

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E bisogna avere il coraggio di essere didattici.

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Me ne infischio di fare dell’arte. Ciò vuol dire rinunciare a molto. È una posizione morale, che posso chiamare addirittura, se mi consentite di usare questa parola, eroica. Quel che ogni uomo cerca istintivamente è di mettersi in mostra: io cerco di non mettermi in mostra, ma di essere utile. Utile dal punto di vista umano. … se vedo che quelli che cadono in acqua annegano, e che il mondo è invaso dalle acque, credo sia mio dovere, visto che ho conoscenza del fenomeno, imparare a nuotare e diventare bagnino.
Roberto Rossellini

Il testo degli Atti degli Apostoli raccoglie le storie degli Apostoli dalla morte di Gesù fino all’arrivo di Paolo a Roma. Il personaggio di Paolo dottore della legge, convertito al Cristianesimo dopo averne perseguitato duramente i seguaci, insieme a quello di Pietro è la figura centrale della narrazione. Scritto in greco e probabilmente (ma le dispute non confermano) tra il 60 e il 63 D.C., quasi sicuramente dall’evangelista Luca, il testo consta di 28 capitoli.
Roberto Rossellini ha realizzato nel 1969 questo film che si articola in 5 episodi di circa un’ora ciascuno, tranne l’ultimo che con i suoi 96’ ha la durata canonica di un lungometraggio. Già da qualche anno il regista aveva deciso che si sarebbe dedicato esclusivamente ad un cinema didattico, pensato per la televisione, che potesse raggiungere il massimo numero di persone e gli consentisse quella libertà espressiva che potesse fare a meno della spettacolarità alla quale, in qualche misura, il cinema lo obbligava. Vi era dunque in Rossellini

Atti degli Apostoli, 1969l’esigenza di essere compreso dalla maggior parte possibile del pubblico per offrire un apporto concreto e non necessariamente artistico alla evoluzione sociale. La scelta di Roberto Rossellini, così inusuale e unica, tanto che potrebbe essere scambiata per involutiva rispetto alle attese che il suo cinema aveva creato, diventava invece quasi una scelta ascetica, popolare, ma ascetica nel senso di solitaria. Tutta spiegabile all’interno di quella posizione morale che il suo cinema ha sempre praticato nel corso degli anni.
Atti degli Apostoli, si colloca a metà del cammino che Rossellini avrebbe compiuto lavorando per la televisione e sempre con assoluta coerenza ideologica, piacciano o meno le sue scelte. Il suo percorso è sempre diviso, anche in questa esperienza, tra l’invenzione visiva, ridotta al minimo ogni drammatizzazione in quell’ansia di restituire il mai saturo e godardiano “splendore del vero”, il desiderio di essere didatta e divulgatore e quello di offrire uno spaccato non tanto storico, ma soprattutto quotidiano della storia. In questo il suo Atti degli Apostoli, R. Rossellinimetodo è assai vicino a quello degli storiografi francesi degli Annales che hanno riscoperto il gusto del racconto della storia attraverso la narrazione del gesto quotidiano, dell’accadimento che si replicava. Il grande avvenimento campeggia sempre al centro della scena, ma la quotidianità non resta sfocata sullo sfondo, ma appartiene di diritto al tempo e alla storia. Lontano quindi da ogni leziosa o manieristica ricostruzione con la quale si falsifica la realtà per accattivarsi simpatie, adattandola ad una inesistente forma ideale.

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Rossellini pratica quell’estetica radicale che poi sarebbe stata anche di Pasolini.
I cinque episodi di Atti degli Apostoli dimostrano la verità di questo assunto, quattro di essi si conformano pienamente a questo spirito, che vogliamo chiamare popolare, differendo parzialmente il quinto per impianto e risultati finali.
Rossellini rielabora con attenzione maniacale il testo che Atti degli Apostoli, Rossellinimette in scena e per lui che si definì anche ateo, il lavoro assume un valore autentico e forse maggiore di quello di qualsiasi altro autore che si fosse cimentato nel racconto dei fatti dopo la morte di Gesù.
L’opera complessiva, poiché il suo è uno sguardo necessariamente unitario, diviene materia duttile nelle mani degli sceneggiatori e non va dimenticata, a questo proposito, la consulenza che prestò all’epoca il cardinale Carlo Maria Martini.
Il film ricostruisce con dovizia di elementi la vita dell’epoca e il primo episodio è paradigmatico delle intenzioni che animano l’autore nella composizione dell’operazione complessiva. Un funzionario romano arriva a Gerusalemme e gli viene affidato come guida uno schiavo che si chiama Aristarco. Questi in una lunga e didattica passeggiata per le strade della città guiderà il politico romano alla conoscenza della composizione sociale e religiosa, strettamente legate l’una all’altra, della società israeliana. Un pezzo esemplare che potrebbe essere utile materiale didattico Atti degli Apostoliad uso delle scuole. Il sogno rosselliniano sembra essersi quindi materializzato in questa fluidità narrativa che riesce ad imprimere e in quel desiderio di mostrare il piccolo gesto quotidiano, la giornaliera fatica del vivere attraverso il lavoro. Ci viene in mente, a questo proposito, la fulminante definizione che Alessandro Baricco ebbe ad utilizzare per l’Odissea e l’Iliade. Definì i due poemi omerici “enciclopedia”, cioè quello della poesia diventava un modo per i Greci di tramandare le loro tradizioni ai posteri, fosse l’arte della guerra e le regole per spartirsi il bottino, il modo di trattare il nemico o quello di conservare i cibi o dell’agghindarsi delle donne. Roberto Rossellini crediamo abbia compiuto un’operazione simile, enciclopedica, che è propria della divulgazione popolare. In questo aiuta una scenografia sempre curatissima e partecipe rispetto ai fatti narrati. È a tale proposito che nel convegno che il Atti degli Apostoli_1Festival di Pesaro ha dedicato al grande Autore, si diceva di quanto il fotogramma rosselliniano fosse sempre ricco di informazioni e quanto fosse curato ogni profilo della messa in scena, rispetto alla “povertà” della sue sceneggiature.
Ma Atti degli Apostoli, fosse anche in questa ottica enciclopedica, è anche la sintesi di una filosofia cristiana agli albori, che resta il tema principale del film, il profilo mai abbozzato ma preciso dei suoi protagonisti. Su tutti Pietro, nella prima parte, che ha il compito di tenere unità la giovane cristianità e poi Paolo che si incaricherà di annunciare l’insegnamento nell’occidente miscredente. Pietro è il lavoratore delle braccia, Paolo quello della razionalità, ulteriore sintesi di una Atti degli Apostoli_2cristianità che nel film sembra essere compiutamente risolta senza avere bisogno di ulteriori spiegazioni.
È proprio questa adesione completa a quella poetica frutto di riflessioni morali a restituire dignità ad un’opera, sia questa degli Atti, ma più in generale alla sua produzione televisiva, contro ogni critica di sciatteria e di superficialità perfino priva di spessore storico.
Il testo rosselliniano diventa forma di una nuova ipotesi in cui si possa conciliare la necessità di una didattica che abbia la sostanza di una narrazione popolare e una immediatezza della espressione nella quale ritrovare, ad esempio, il senso profondo della predicazione di Paolo, ma anche l’incerto procedere e i dubbi degli Apostoli, qui neofiti della fede.Atti degli Apostoli_7
Stupiscono due profili di quest’opera, la prima strettamente legata alle sue dichiarazioni che lo volevano privo di fede: “L’esperienza religiosa non l’ho mai avuta, dico la verità.
Logicamente, sono nato in Italia… sono cresciuto italiano respirando, per forza, un’atmosfera cattolica. E quindi io non rifiuto assolutamente questa radice culturale, perché è una delle mie radici culturali. Ma non ho mai creduto, non ho mai avuto fede..”, ci si domanda come questa ricerca così attenta e lo studio dei testi cristiani che sarebbe culminata nella sintesi dei Vangeli di Il Messia (1976) (ma non si dimentichi l’altro film televisivo su Agostino d’Ippona e poi Francesco giullare di Dio), abbia potuto costituire un continuum così costante nell’attività artistica del grande autore.
Atti degli Apostoli_6L’altra appartiene alla capacità elaborativa della sua vena autoriale. I lavori televisivi di Rossellini si dipanano in un tempo tutto sommato breve dal 1964 al 1974, escludendo altre regie non propriamente legate al progetto più complessivo. Stupisce e sconcerta la capacità e la velocità di scrittura, coniugata con la sua profondità, che da fondamento a queste opere, tutte complessivamente considerate. Contrariamente a quanto si sostiene è proprio la ricchezza del testo scritto e dell’apparato visivo – e Atti degli Apostoli è un esempio lampante – a consegnarci la misura di questa elaborazione che porta con sé la filosofia della cristianità, la quotidianità del tempo e la grandezza delle figure che annunciavano al mondo una nuova storia. Rossellini sintetizza, adotta la forma e ci consegna il suo cinema semplice, didattico, divulgativo che traduce, come sempre, la sua posizione morale.

Regia: Roberto Rossellini
Interpeti: Jacques Dumur, Edoardo Torricella, Renzo Rossi, Giuseppe Mannajuolo, Mohamed Kouka.
Durata: 340’

Origine: Italia, Francia, Spagna, Germania, Tunisia 1969
Genere: storico-biblico

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