“Baciato dalla fortuna”, di Paolo Costella

 La rivisitazione dell’archetipo del giocatore accanito circondato da una varia umanità di personaggi infidi, meschini e interessati – aggiornato al clima da fantasticherie milionarie tipico dei tempi di crisi –, pesca abbondantemente dall’esperienza teatrale di Salemme; in presenza di dialoghi raramente brillanti, di un repertorio di gag decisamente riciclate e di caratterizzazioni che non vanno oltre la consueta (e autocompiaciuta) parata di vizi e malcostumi italici, l’attore partenopeo è quasi l’unico a strappare, occasionalmente, qualche risata
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Baciato dalla fortuna

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L’unica volta che il vigile urbano Gaetano arriva in ritardo all’appuntamento con la Fortuna – non riuscendo a giocare al superenalotto, come fa da anni, la stessa sestina nello stesso chiosco – questa gli chiude, letteralmente, la saracinesca in faccia. Ma quando il giorno seguente l’improbabile combinazione (10-20-30-40-50-60), che tutti i suoi amici conoscono a memoria, esce davvero, Gaetano è immediatamente indicato come il vincitore milionario e l’ebbrezza per l’inatteso cambiamento di status gli procura una sorta di amnesia selettiva riguardo quello che è stato, in verità, il reale disegno della sorte. Quanto durerà la magnifica illusione che ha rovesciato il destino di Gaetano e rimescolato le carte in ogni aspetto della sua vita sentimentale, lavorativa e sociale? La rivisitazione dell’archetipo del giocatore accanito circondato da una varia umanità di personaggi infidi, meschini e interessati – aggiornato al clima da fantasticherie milionarie tipico dei tempi di crisi –, pesca abbondantemente dall’esperienza teatrale di matrice eduardiana di Salemme e prende direttamente spunto da una commedia dello stesso attore partenopeo adattata per il grande schermo con la collaborazione, tra gli altri, di Paolo Costella e Massimiliano Bruno. È scontato, quindi, che il film risulti cucito addosso al talento istrionico del protagonista e che la regia si affidi completamente al lavoro degli attori. In presenza però di dialoghi raramente brillanti, di un repertorio di gag decisamente riciclate e di caratterizzazioni che non vanno oltre la consueta (e autocompiaciuta) parata di vizi e malcostumi italici, è quasi il solo Salemme, incontenibile, a strappare occasionalmente qualche risata. Se Alessandro Gassman appare a proprio agio nei robusti panni del comandante Grandoni e se a Paola Minaccioni, ex moglie dai gusti sessuali decisamente macabri, tocca forse il ruolo più azzeccato, Asia Argento risulta sempre tristemente sopra le righe e Nicole Grimaudo ha l’aria di essere capitata sul set per caso. Non che a Costella interessi minimamente, è chiaro, ironizzare sull’assodata equivalenza tra valore personale e disponibilità economica, ma da ben cinque sceneggiatori ci si sarebbe aspettato qualcosa di più delle macchiette del napoletano trapiantato giù al Nord o delle schermaglie dialettali tra terroni, romanacci e padani. La premessa di questo genere di operazioni, invece, sembra essere che della superficialità di un certo vivere moderno sia più facile ridere, appunto, superficialmente.
 
 
 
 
Regia: Paolo Costella
Interpreti: Vincenzo Salemme, Asia Argento, Alessandro Gassman, Nicole Grimaudo, Dario Bandiera, Paola Minaccioni, Giuseppe Giacobazzi
Origine: Italia, 2010
Distribuzione: Medusa
Durata: 97’
 
 
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